Titolo: Intelligenza Emotiva
Fandom: Sherlock BBC
Personaggi: teen!Sherlock/prof!John
Rating: R
Avvertimenti: Che cacchio ne so? Differenza di età, ma teen!tro... ahem... volevo dire teen!Sherlock, è maggiorenne.
Riassunto: Il motivo esatto per il quale David Pologruto, un insegnante di fisica della scuola superiore, venne pugnalato con un coltello da cucina da uno dei suoi studenti più brillanti, è ancora dubbio. Jason H. era uno studente modello[...]. La domanda a questo punto è: come può essere che una persona dotata di una tale intelligenza faccia una cosa tanto irrazionale - così assolutamente stupida? Ecco la risposta: l'intelligenza scolastica ha ben poco a che fare con la vita emotiva. Le persone più brillanti possono incagliarsi nelle secche di passioni senza freni e impulsi burrascosi; individui con un Qi elevato possono rivelarsi nocchieri spaventosamente incapaci nei flutti della loro vita privata. (D. Goleman, Intelligenza Emotiva)
«Professor Watson, lei è sospeso dall'incarico, in attesa che un'indagine interna non stabilisca quali siano esattamente i provvedimenti da prendere».
Note:Orbene! Come voi sapete vengo da un periodo di magra creativa (dal punto di vista della scrittura, dal momento che - al contrario - vi spammo con amore il mio account di
deviant art), e anche di blocco dello scrittore e tutto quello che vi pare. Dal momento che il mio fandom, unico amore e fonte di infinite gioie e dolori è quello di Sherlock Holmes canone, E NON RIESCO A BUTTARCI GIU' UNA FOTTUTA RIGA, avevo pensato semplicemente di arrendermi e vedere come tirava il tempo. Come sapete, la mia adorata e perversa
naripolpettaha da lungo tempo creato il mio AU preferito in assoluto, il mio kink, la mia ossessione, la Beltà. Tutto quello che è possibile trovare sull'argomento si trova
qui, e vi avverto fin da subito che non c'è una sola possibilità che ne usciate sani di mente. Io, per la verità, non sono nuova a questo furto: già in
Notte prima degli esami(su EFP e su LJ
Notte prima degli esami ) avevo rubato senza dignità alcuna l'idea, dal momento che ne sono gloriosamente innamorata. Quindi, bene. Sono una persona pessima.
Ciò detto, questa robaccia è assolutamente autonoma, quindi leggetela enza farvi troppe seghe mentali se non avete ancora letto il resto (ma poi leggetelo il resto, eh x'D)
Naturalmente è angst. Non angst=dispeHrazioneH, piuttosto angst di ansiaansiaansia. Perché è normale che se esiste del p0rn vagamente fluffoso io debba buttare tutto in vacca con l'angst, altrimenti il mio psichiatra immaginario non avrebbe motivo di percepire il suo stipendio u_u
Dato che il mio più che evidente blocco mi impedisce di buttare giù più di 1000, scarse, maledette, parole, penso che la continuerò solo se interesserà a qualcuno, non ho nessuna intenzione di farmi una malattia mentale su una storiella senza pretese che non vuole davvero essere più di quel che è: un tentativo (spero non tropo fallimentare) di pietoso sblocco.
Il titolo e l'introduzione sono dovuti al fatto che sto lavorando al primo capitolo della tesi in Psicologia Generale, e questo mi sta definitivamente fottendo il cervello \0/
Il motivo esatto per il quale David Pologruto, un insegnante di fisica della scuola superiore, venne pugnalato con un coltello da cucina da uno dei suoi studenti più brillanti, è ancora dubbio. Jason H. era uno studente modello[...]. La domanda a questo punto è: come può essere che una persona dotata di una tale intelligenza faccia una cosa tanto irrazionale - così assolutamente stupida? Ecco la risposta: l'intelligenza scolastica ha ben poco a che fare con la vita emotiva. Le persone più brillanti possono incagliarsi nelle secche di passioni senza freni e impulsi burrascosi; individui con un Qi elevato possono rivelarsi nocchieri spaventosamente incapaci nei flutti della loro vita privata. (D. Goleman, Intelligenza Emotiva)
«Professor Watson, lei è sospeso dall'incarico, in attesa che un'indagine interna non stabilisca quali siano esattamente i provvedimenti da prendere. E se vuole la mia opinione personale: dovrebbe vergognarsi».
°°°
Noia.
Giornata inutile. Non un semplice modo di dire, si badi bene. Una autenticamenteinutile. Una di quelle che non hanno un solo motivo al mondo di esistere, una di quelle la cui sola ragion d'essere è che il calendario dice così, e chi siamo noi per contraddire il calendario.
D'altra parte, l'esistenza del Mercoledì non è giustificabile agli occhi di Sherlock.
Non è giustificabile l'esistenza dei giorni liberi tout court, a dire il vero (perché mai dovrebbe esistere qualcosa di tanto idiota come un giorno libero, si domanda. Perché mai un uomo nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali dovrebbe rinunciare ad addirittura un intero giorno di lavoro, per fare cosa poi? Dormire? Ruttare in libertà? Guardare porno?). Ma una volta che i giorni liberi esistono - che sono una piaga sociale convenzionalmente accettata, come la politica, Scotland Yard, eventualmente suo fratello- allora lui non può che prenderne atto, e riversare la sua insofferenza su ungiorno libero in particolare.
Quello, per l'appunto, di John.
Professor Watson!, sente quasi la correzione nelle orecchie - una specie di ruggito, a conti fatti - e ghigna. Si appunta mentalmente di chiamarlo John alla prima occasione - o anche Johnny, o qualcosa di addirittura maggiormente ridicolo, tipo "Amore, tesoro, gioia", o insomma, qualunque altra cosa che subodori possa dargli anche solo vagamente fastidio. Il professor Watson presenta dei caratteri a dir poco interessanti, quando infastidito a dovere.
Ha un bizzarro modo di esprimere il fastidio, un uomo che - tutte le volte che infastidito - lo è perché appena venuto tra le sue gambe. Dio santissimo, non essere volgare, lo sente di nuovo, e stavolta ride proprio, perché al professore mal si addice il ruolo dell'educando. Non quando la sua autorità rasenta lo zero e non è mai riuscito a dirgli di no una volta che fosse una - il suo consenso assolutamente irrilevante allo scopo.
Si potrebbe quasi parlare di stupro se non fosse che, a volerla dir tutta, non era il suo di amichetto delle zone sud ad aver fatto danno, ma quello dell'irreprensibile professore di biologia (a parte quella volta -sghignazza - a parte quellavolta. Conserva ancora la cravatta rossa per cimelio).
Beh, se non altro la scuola ha rivelato il suo lato interessante -quello sulla cui esistenza Sherlock non avrebbe scommesso neanche una camicia di suo fratello.
Salvo che i Mercoledì.
I Mercoledì la scuola perde tutto l'aleatorio interesse, e torna ad essere quella marmaglia di zelanti fenomeni da baraccone.
Un circo.
I Mercoledì John Watson è a casa sua a rendere ancora più patetica e miserabile la sua vita, facendo qualcosa di più patetico e miserabile della patetica e miserabile settimana precedente. Miserere di lui.
I Mercoledì, in breve, sono una sciagura, una calamità, una...
«Professore?!»
Sì, era lui. Non si è girato ma l'ha visto. Sherlock ha un cervello superiore, non uno che si lasci ingannare da un profilo non ben delineato come se fosse una scimmia ammaestrata. Quello era John Watson e gli era appena passato davanti, in lontananza, attraversando il corridoio come se fosse inseguito dal Mastino dei Baskerville.
Il Mastino dei Baskerville, poi. Un cane. Fosforescente. Bah.
Arthur Conan Doyle, che emerito mentecatto sensazionalista.
«Professore!» Alza un po' la voce, ma quello ha già voltato l'angolo ed ecco, magari non è il caso che lo senta tutta la scuola. Magari.
Di norma lo lascerebbe andare. A John Watson piace scappare, fare finta di non essere d'accordo, protestare. Ma non ricorda neanche una volta in cui un suo no, sia a conti fatti stato un no. Di norma lo lascerebbe andare e poi si farebbe trovare a casa sua, non per forza vestito, non è in suo potere. Ma è un Mercoledì, e i Mercoledì lo annoiano. E, dato che è un Mercoledì, Sherlock non vede assolutamente niente di male a seguire il suo professore di biologia per il corridoio.
Con discrezione, è chiaro. Non vorrebbe mai che John Watson capisse che lui se ne interessa troppo. Queste cose non sono mai positive, in linea di massima.
Quando finalmente lo raggiunge, il professore sta cercando di far entrare le chiavi nello sportello della macchina - dell'utilitaria scassata che può permettersi col suo stipendio di ammaestratore di capre. Le mani tremano leggermente.
«Professore».
Salta in aria, sobbalza, si volta di scatto, più pallido del solito. Forse non l'aveva sentito veramente, prima, quando lo aveva chiamato. Quel che è certo, è che non potrebbe essere più scontento di vederlo.
Neanche con grandissimo sforzo.
Sherlock non ne è deluso. Per niente. Non troppo almeno. Forse solo un pochino. Ma il punto è che il professore sembra un fantasma, e oggi è Mercoledì, se il professore volesse sembrare un fatasma dovrebbe sembrarlo a casa sua, non a scuola.
Collegamenti mentali da due penny. Professor Watson a scuola di Mercoledì: convocazione. In grande agitazione: non una convolcazione positiva, problemi. Le mani tremano: problemi abbastanza gravi da sconvolgerlo. È palesemente agghiacciato dall'idea di vederlo: cazzo.
«...»
«...»
A Sherlock è capitato davvero poche volte di non sapere cosa dire, nella sua vita. Non aveva saputo cosa dire a sua nonna all'indomani di uno scherzo particolarmente crudele di cui aveva finito per non andare orgoglioso; non aveva saputo cosa dire a Mycroft quando a tredici anni lo aveva beccato a fare esperimenti di natura particolarmente personale con il suo allora compagno di banco e... e basta. Non aveva memoria d'altro, a ben pensarci.
E quindi fu esattamente quel che disse: «Non so cosa dire».
«Sparisci prima che qualcuno ci veda insieme».
«Ma...»
«Sparisci». È la prima volta che glielo sente dire e intendere per davvero. Sherlock ne ha un timore del tutto giustificato.
Getta un'occhiata veloce alla finestra del secondo piano, quella della Presidenza, quella dalla quale probabilmente la scena è osservabile per intero. E capisce.
E sparisce.
Parte 1 di 1