Per chi si fosse perso la prima parte non c'è nessun riassunto:
può andare a vedersela con calma . L'esperienza in Malawi non è solo lavorativa: se andassimo a svolgere per due o tre settimane il nostro lavoro per poi tornarcene a casa non avrebbe alcun senso, e li lasceremmo di nuovo col culo a terra. E' bene che ognuno vada ad insegnare ai colleghi del posto qualche cosa, e ad imparare qualcos'altro, che tutto ciò che si porta a casa, leggero o pesante che sia, è sempre prezioso. Abbiamo avuto quindi anche del tempo libero,
A Balaka la birra da 66cl costa 125 Kwacha, sia che la si acquisti al supermercato sia che la si beva al tavolo di un bar; se poi anzichè la Carlsberg made in Malawi ti bevi la localissima "Kuche-kuche" (letteralmente "Tutta la notte") spendi qualcosa di meno, ma neppure il più disperato alcolista di Balaka ne beve più di una bottiglia.
Questo è un piccolo scorcio del mercato dove mi sono comprato qualche mutanda e qualche maglietta, frutto di donazioni selvagge a quei ragazzini di cui al mio post precedente, nell'attesa dell'arrivo del mio bagaglio.
Questo invece è un taxi di Balaka: concordando un prezzo di 100 Kwacha (circa 50 centesimi) ti accompagna da una parte all'altra della città, ti aspetta mentre svolgi le tue commissioni, e ti riporta indietro. Questo naturalmente è il costo per un turista/missionario; per i Malawiani il costo è più o meno un quarto.
In una casa vicino alla missione vivono questo ragazzo, di nome Loderich, detto Roduà,di 18 anni, e suo fratello Kantema di 22, entrambi con grave ritardo mentale, adottati da un "saggio" del villaggio, il mitico Kulapa.
Qui Roduà con la splendida Mimma. La leggenda metropolitana locale racconta che fossero 4 fratelli, tutti ritenuti "un pò troppo vivaci", ridotti in queste condizioni dalle "cure" di uno stregone. In realtà sappiamo solo che Roduà e Kantema sono stati trovati per caso dal fratello di padre Mario, Andrea, ingeniere scomparso purtroppo poco tempo fa, e affidati alla missione; io ricordo il trattamento che subivano i ragazzi con ritardo mentale qui da noi in certi ambienti, e parlo di 35 anni fa e degli ambienti dove sono cresciuto, e non posso fare a meno di pensare alla fortuna che questi due ragazzi hanno avuto. Fra l'altro, manca ancora una diagnosi certa: potessi portarmi laggiù un collega esperto nel campo...
La giornata libera che più si può raccomandare a chi si trova a passare in Malawi è nel Parco Nazionale di Liwonde. Con circa 26 Euro si fanno una gita in barca sul fiume, un pranzo da buttare via la cintura, a base di costine di maiale e salsine, ed una gita in jeep nella savana.
Il ranger che ci ha condotto sia in barca che in auto viene chiamato dai colleghi "Danger"...
...e dopo il primo giro in barca abbiamo iniziato ad intuire che il nome fosse un soprannome dato non a caso.
Ora, immagino che l'aggressività degli ippopotami sia nota a tutti: l'ippopotamo è forse l'animale più pericoloso nel quale ci si possa imbattere. Quando una barca con 7 persone a bordo gli si avvicina a meno di dieci metri, viene naturalmente attaccata; vedersi tale bestione immergersi e dirigersi verso la nostra barca, con spostamento d'acqua degno dello squalo di Spielberg, fa passare la voglia di puntare l'obiettivo e scattare foto, soprattutto a me, che avevo appena esaurito le 15 foto a disposizione della mia digitale e che avevo dimenticato a casa il cavetto USB. A pochi metri dall'impatto il buon Danger ha virato ed ha allontanato la barca dando pieno gas al fuoribordo.
Dopo il pranzo è iniziato il giro nella savana, con un auto scoperta.
Impala e facoceri sono uno spettacolo.
E uno spettacolo sono anche gli elefanti ed i loro cuccioli. Ma l'elefante è anch'esso animale territoriale, e dopo l'ippopotamo è l'animale più aggressivo.
E così nessuno ha fotografato questo signore quando, orecchie larghe e proboscide eretta, ci ha diffidato dall'avvicinarci oltre i 14-15 metri che ci separavano. Qualcosa però mi dice che Danger sapeva, che dopo averci assordato col suo barrito se ne sarebbe rientrato tranquillin tranquillone in acqua.
Finiamo di parlare di tempo libero con la partita di calcio alla quale sono stato costretto ad assistere come guardalinee.
Della partita si parla
in questa pagina del sito di AndiamoTrust Posso dire con una certa sicurezza che una delle due squadre ha vinto questa finale, e l'altra ha perso. Mentre passeggiavo avanti e indietro lungo la linea osservavo il collega Giuseppe correre in tondo nel cerchio che si trova esattamente al centro del campo, fischiando talvolta qualche fuorigioco alla maniera dei Lo Bello; nel frattempo l'atletica Tiziana faceva jogging dall'altra parte del campo... Ci ha colpito molto, ad un certo punto, la frase del cronista della radio locale "...forse in Europa hanno regole diverse...". Sarà vero?
La prossima volta dovrei parlare di cose più tristi, per quanto il confine tra felicità e tristezza in Africa sia così stranamente indefinito.