Gocce di luce mielata si andarono ad acciambellare ai confini delle palpebre, leziose, ed Himchan schiuse gli occhi, accogliendo il timido baluginio dell’alba che s’intrufolava tenue attraverso il davanzale socchiuso. C’era lo scroscio di richiami frementi e frullii impalpabili degli uccelli a parlargli di primavera, c’era quella lama di tepore
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