Ffufufu, arrivano, fufufu
TITOLO: In sospeso (è il titolo, non nel senso che ci sto pensando ... è proprio il titolo ... )
AUTRICE: jinnypazza82
GENERE: L'ormai evergreen angst con brio, nonchè AU
FANDOM: Arashi (Monotematicaaaa!!)
PAIRINGS: Per ora non ve li dico, cicca cicca.
RATINGS: direi pg-15 (non succede un granchè ... più chealtro abbiamo uno scaricatore di porto, ecco).
DISCLAIMERS: Possiamo saltarli, stavolta? Che il mio cuore si spezza ogni volta T_T *va a disperarsi per non essere possessricedegli arashi ne di nessuno johnny nominato*
NOTE: Come sempre.. non penso di aver scritto sotto alcool, anche se certi errori che ho trovato (spero di aver corretto) mi fanno dubitare
RINGRAZIAMENTI: come sempre Vampiretta e Harin che si sono sorbite tutto il malloppo XD E grazie a Vampiretta per i ratings e il genere, as usual
GIA' POSTATI:
Prologo 1 2 3 4 5 Mi massaggio le tempie. Quello stupido monaco morto e i suoi dannati pensieri rumorosi! Sono tre giorni che non dormo, e adesso sono nel pieno di un servizio fotografico! Il primo qui in Giappone! Mi giro a guardarlo in cagnesco, ma lui ha la sua solita aria serena, lo sguardo perso nel vuoto, e se lo chiamassi, le persone in questa stanza sarebbero abbastanza sorprese, visto che lo vedo solo io…
<< Matsumoto san, cinque minuti e cominciamo>> mi dice uno dello staff. Che strano sentire parlare giapponese su un set dopo tanto tempo passato all’estero… però volevo tornare… beh, non è proprio un’idea tutta mia… è che questo piccoletto, che fino al mese scorso era calmo e tranquillo, tutto ad un tratto si è come risvegliato, iniziando a dire che voleva tornare in Giappone assolutamente. Che c’era venuto a fare in America, poi? Mi alzo, e lui si riscuote dal suo stato di semi incoscienza per seguirmi con lo sguardo. Si, ho capito, stai in camerino… il camerino si svuota, man mano che le persone escono per precedermi sul set. Mi giro di nuovo
<< Senti, questa pubblicità sarà appesa su tutti i muri di Tokyo. Se ti fai fotografare con me?>> gli chiedo ad un tratto.
<< Gli spiriti non riescono a vedersi in foto.>> mi risponde
<< Ma se il suo legame è come me, lui potrebbe vederti…>> dico. Ci pensa
<< Toshi, davvero!>> gli dico, cercando di convincerlo << Se sei voluto tornare in Giappone, è perché pensi che il brigante sia ancora qui, no? E allora prova a farti vedere! Gli hai detto di aspettarti, e da come me l’hai descritto, sono sicuro che l’abbia fatto! Non hai idea di dove cercarlo, almeno prova a farti vedere! Se il suo legame oltretutto sa la storia, ti riconosce di sicuro! Sei pure vestito da monaco!>>
Satoshi abbassa il viso, poi lo rialza e mi rivolge uno dei suoi sorrisini storti
<< Ok… grazie Jun…>> mi dice. E mi segue fuori. Ho sempre il terrore che qualcuno mi veda parlare con lui. Essere un attore, sempre al centro dell’attenzione, mi porta ad avere poco tempo per parlare con lui. E questo mi dispiace. Quando i miei mi hanno mollato in un istituto a Detroit, perché papà stava morendo e mamma non riusciva a lavorare ed occuparsi di tutti due, Satoshi è rimasto con me. Quando mia madre si è risposata con un uomo ricco e tremendamente ambiguo e mi ha ripreso con sé, Satoshi c’era. Mi ha visto nei miei momenti peggiori. Mi ha aiutato quando il nuovo marito di mia madre ha deciso che quand’era ubriaco potevo essere un sacco da boxe e una puttana allo stesso tempo… non potrò mai dimenticare la faccia di quello stronzo quando Satoshi l’ha alzato in aria e lanciato dall’altra parte della stanza. Quando mia madre mi ha cacciato di casa, per quello che era successo con il suo enorme marito americano, Satoshi mi era vicino. Mi ha convinto a fare i primi provini. E mi ha aiutato sussurrando a registi e produttori di puntare su di me. Se si impegna, anche gli inconsapevoli lo sentono. Adesso tocca a me aiutarlo, ma ho a malapena il tempo di rivolgergli un’occhiata di traverso una volta ogni tanto. Accertandomi che nessuno mi stia guardando, gli stringo brevemente la mano. Satoshi sorride. Sono sicuro che si stia mettendo in pose buffe, anche se non lo vedo. Mi viene da ridere, ed il fotografo ne è giusto contento. Un altro paio di scatti, e per oggi posso tornare a casa. Per la prima volta dopo quasi due mesi, ho mezza giornata tutta per me… devo fermarmi a fare la spesa… voglio preparare qualcosa di buono per Satoshi. Mi da soddisfazione il modo in cui trova buona sempre qualsiasi cosa. Anche se a volte mi chiedo se gli cucinassi una scarpa… sentirebbe la differenza? Dopotutto è un fantasma, e i fantasmi tendono ad essere morti… Bene, servizio fotografico finito. Dopo il consueto scambio di saluti, sono libero. Ci fermiamo a fare la spesa, e ovviamente un po’ di persone mi riconoscono. Per essere uno che ha fatto film che non sono usciti dal territorio statunitense, mi sento piuttosto famoso…
<< Hai visto com’è bello?>> bisbiglia una ragazza. Ah, ok, non è fama… è solo… fascino… non mi piace ammetterlo, ma si, sono bello… ok, è una bugia che non mi piaccia ammetterlo. Adoro ammetterlo… Tre quarti d’ora, e sto cucinando. Satoshi mi sembra strano
<< Che ti succede?>> gli chiedo << Non avrai ancora paura che le macchine fotografiche ti rubino l’anima!>>
<< No. Mi chiedevo solo… cosa succederà dopo… che farai senza di me?>>
Lo guardo, cercando di capire cosa stia cercando di dirmi.
<< In che senso?>> gli chiedo. Sospira e si lascia cadere sul divano
<< Ho passato seicentosettantaquattro anni a cercare quello stupido brigante… poi sei arrivato tu. Mi vedi. Mi senti. Sei il primo amico che ho dopo tanto tempo… quello… quello che ti è successo in passato, ti ha rinforzato, è vero, ma… a volte mi chiedo cosa sarebbe successo se non ci fossi stato io… e poi mi chiedo cosa succederà quando non ci sarò più… >>
<< Se non ci fossi stato, sarei morto. Quell’uomo mi avrebbe ucciso quella sera. Quando te ne andrai, sarò triste… ma alla tristezza si sopravvive. Mi mancherai tantissimo. Davvero. Ma credo che tu ti meriti di ritrovarlo. E di essere felice. >> gli dico. Mi guarda, poi abbassa il viso, a disagio. Lo rialza
<< E tu?…>> mi chiede. Sospiro e mi avvicino. Le verdure possono resistere un attimo senza che le guardi. Lo abbraccio
<< Toshi, ce la farò lo stesso. Non sono così sprovveduto. E poi ti ricordi quello che ha detto l’indovina? Quella che ti vedeva? Che se davvero lo ritrovassi, le tue emozioni sarebbero così forti che coinvolgerebbero anche me. Probabilmente mi troverei il ragazzo…>>
Satoshi si stacca e sorride
<< Ok. >> dice. Gli scompiglio i capelli e torno a controllare le pentole. Dopo poco, Satoshi mi raggiunge e mi appoggia il mento sulla spalla.
<< Che buon profumo…>> dice, annusando l’aria. << Sei sempre bravissimo in cucina…>>
<< Lo so.>> rispondo, ghignando.