Sono sfinita e la giornata non è ancora iniziata praticamente =____= ed ho tantissime cose da fare quindi veloce veloce posto.
All'inizio la scena con Jun io la trovo dolcissima qui <3 e in questa parte finalmente arriva l'ultimo arashino mancante ^___-
Titolo: Ubi iacet dimidium, iacet pectus meum (Dove giace la mia metà, giace il mio cuore)
Fandom: Arashi
Capitoli: 5 di 7
Genere: Storico, Angst
Raiting: R
Pair: Sakumoto
Deslaimer: se andrò in giappone li rapirò e saranno miei sul serio buahhahahahahah
Note: Sul genere "Il nome della rosa" di Umberto Eco
Ringraziamenti: a Harin che ha proposto il prompt, alimentando le fantasie su una fict che avevo già in mente di scrivere, a jinny che si è sorbita insieme a harin tutti i passaggi di scrittura con annessi blocchi.
Parti precedenti:
Intro,
Parte I,
Parte II,
Parte III,
Parte IV Parte V
Continuai le mie indagini, interrogai i monaci, ma non riuscivo ad ottenere quasi nulla, decisi così di provare di nuovo con la gente e grazie all'aiuto di Jun scoprii altre persone a cui era stata portata via una porzione di terra dal convento. Arrivò anche la risposta di mio zio e la sua intenzione di raggiungermi per occuparsi personalmente della cosa, soprattutto dopo la minaccia di chiedere l'intervento dell'inquisizione.
Per il resto i monaci apparte Satoshi che aveva continuato ad aiutarci con le indagini, ci odiavano per aver intaccato la tranquillità del monastero.
Io avevo continuato a vedere Jun ogni notte, mi allontanavo dal monastero quando sapevo tutti dormire, Masaki aveva capito qualcosa, ma apparte qualche domanda a cui mentii non aveva chiesto altro, ed io mi sentivo in colpa, sentivo il peso del mio peccato gravarmi sullo spirito ma... mi ero innamorato, ora sapevo cosa significasse davvero l'amore che può esserci per un altra persona e io lo volevo proteggere e solo quando ero con lui e lo tenevo stretto tra le braccia ero sicuro che fosse al sicuro.
-Devo andare- dissi spostando il braccio che lo teneva stretto al mio corpo.
Jun si spostò tirandosi dietro la coperta che ci teneva al caldo e avvolgendosela stretta attorno al corpo.
Sorrisi a quel fagotto tutto avvolto nella coperta e gli baciai la fronte, poi Jun aprì gli occhi e catturò le mie labbra per un bacio.
-Devo andare davvero ora- dissi interromependo a malincuore quel bacio così bello; -Riposati ci vediamo stasera- dissi, lui annuì e tornò a dormire girandosi su un fianco.
Mi infilai la tonaca e lanciai un ultimo sguardo a Jun che già dormiva tranquillo e rilassato, uscii senza fare rumore per non svegliarlo e mi misi in cammino verso il monastero; in realtà ero un pò preoccupato, presto sarebbe arrivato mio zio, molto probabilmente la mattina seguente e a quel punto che avrei fatto? Avevo anche pensato di lasciare l'ordine, ma... come potevo affrontare mio zio? Mentre pensavo a tutto ciò raggiunsi le mura del monastero e entrai dal buco nel muro che usava sempre Jun. Quando arrivai nella mia stanza trovai Masaki sveglio e seduto con le braccia intorno alle ginocchia, sembrava preoccupato.
-Masaki che hai?- chiesi subito accuccinadomi vicino a lui.
-Ho una brutta sensazione e mi sono svegliato... voi non c'eravate e... sta per succedere qualcosa me lo sento- disse con voce roca stringendosi di più le gambe al petto.
Lo abbracciai istintivamente, Masaki mi aveva procurato sempre quelle reazioni fin da quando me lo avevano affidato, gli volevo bene, era come un fratellino per me.
-Dove siete stato maestro fino all'alba- chiese poi dopo essersi calmato un secondo, ma fui io ad irrigidirmi e rimasi in silenzio.
-Maestro lo sapete che... beh... è un peccato grave- disse in un sussurrò che non era un rimprovero ma semplice preoccupazione.
Rimasi ancora in silenzio, forse Masaki mi conosceva davvero bene, molto più di quanto credessi.
-Lo amate davvero così tanto?- chiese poi visto il mio silenzio.
-Si... lo amo tantissimo Masaki- dissi ammettendo la mia colpa e in quel momento averlo confessato mi fece sentire la mia anima più leggera.
D'un tratto però l'entrare di un carro e dei cavalli turbò la quiete del monastero che lentamente si stava svegliando, mi affacciai alla finestra della nostra cella e vidi un carro nero trainato da due cavalli pezzati; in quel momento percepii anch'io una brutta sensazione.
-Andiamo a vedere- dissi a Masaki che si alzò e mi seguì anche se era intimorito.
Arrivati nel cortile vidi l'Abate parlare con un uomo che riconobbi subito per il ruolo che ricopriva, era un inquisitore, la minaccia dell'Abate era stata concreta, non solo una minaccia, quando si accorse di noi fece segno all'uomo che insieme al ragazzo si avvicinò a noi mentre Masaki si riparava dietro di me afferrando la mia tonaca con una mano spaventato.
-Il suo novizio deve venire con noi- disse l'uomo severo.
-Perchè?- chiesi.
-E' accusato di stregoneria- rispose alla mia domanda.
-E' assurdo!- ribattei; - Studia medicina non fa uso di magia nera!-
-Siamo qui proprio per appurarlo- disse l'uomo.
Masaki tremò alle mie spalle, sapeva bene che voleva dire quella frase, sarebbe stato torturato per appurare la sua colpevolezza, lo avrebbero torturato e fatto confessare che praticava magia nera solo per farli smettere.
-Mio zio il vescovo sta venendo qui, arriverà al più tardi domani per smettire questa accusa-
-Mi dispiace io devo aggire secondo le regole dell'inquisizione, il ragazzo deve venire con noi- disse l'uomo e senza troppi indugi fece segno agli uomini di prenderlo, Masaki fu così trascinato via dagli uomini e io non potevo fare nulla.
-Che non gli venga toccato un solo capello o dovrete vedervela con il vescovo- minacciai.
-Ok, faremo come volete, gli sarà fatta qualche domanda soltanto, non lo toccheremo- disse l'uomo, poi se ne andò seguito dal ragazzo.
Andai a parlare con l'Abate ma non servì a nulla, quell'uomo stava cercando di nascondere le sue malefatte portando l'attenzione su altro e fu inutile tentare di fargli ritirare la sua accusa contro Masaki non lo avrebbe mai fatto, anche se era chiaro che l'arrivo del vescovo lo innervosiva.
Cercai di assicurarmi più e più volte che Masaki non fosse toccato e mi ritrovai sempre a parlare con il ragazzo che accompagnava l'inquisitore, era giovane, aveva forse qualche anno meno di me, e da quanto avevo capito era una specie di alievo.
-Gliel'ho già detto fratello Sakurai ora non può vederlo, lo stanno interrogando!- mi ripetè per l'ennesima volta.
-Non deve essere toccato, lo avete promesso- replicai.
-Gli stanno solo facendo qualche domanda, non verrà toccato, sennò sarei anche io lì dentro- disse alzando il tono della voce, sembrava esasperato.
-La smettete per 5 minuti di venirmi a chiedere di vederlo? Io non posso fare nulla- sospirò; -Anche l'altro monaco fino a poco fa è stato qui a supplicarmi-
-L'altro monaco?- chiesi confuso.
-Si, Satoshi credo si chiami...-
-Satoshi è venuto a chiedere di Masaki?-
-Si, chiedeva se potevo farvi entrare- mi rispose, -Ma come ho detto prima lo stanno interrogando, ora non può entrare nessuno, ma... forse se provate a venire molto tardi questa sera, dopo le preghiere... forse riesco a farvi entrare per qualche minuto- disse infine.
-Grazie, grazie tante- dissi prendendogli le mani.
-Si, si, ma adesso andatevene e non tornate prima di questa sera!- ordinò.
Me ne andai e passai il resto della giornata in chiesa, pregando che mio zio arrivasse in fretta; volevo vedere Jun, ma non potevo uscire dal monastero in quel momento, volevo dirgli semplicemente che non sarei potuto andare quella notte e che non doveva preoccuparsi, ma potevo solo sperare che la gente al villaggio avesse notato che stava succedendo qualcosa e che Jun capisse il motivo della mia assenza quella notte.
Con quel pensiero continuai la mia giornata, partecipai alla messa serale, cenai con tutti gli altri e attesi nella mia cella che tutti si ritirassero, ma sembrava non succedere mai, tutto si era fatto tranquillo all'esterno ma alcuni monaci erano ancora in giro per il chiostro, la presenza dell'inquisizione metteva tutti un pò in ansia e c'era un gran parlottare, in quella giornata ne avevo sentite di tutti i colori da chi mormorava ad altri che forse Masaki era preda del demonio, da chi non credeva invece che potesse aver praticato magia nera e da chi pensava che l'unico modo per sapere la verità era propedere con un interrogatorio vero e proprio.
E io non potevo fare altro che aspettare... quando finalmente sembrava che anche gli ultimi monaci si fossero ritirati qualcuno bussò alla mia porta ed andai ad aprire.
-Andiamo ora?- mi chiese Satoshi sull'uscio.
Io annuii e presi una borsa dove avevo messo un pò d'acqua e un pezzo di pane, quando improvvisamente delle grida provennero dal cortile.
Raggelai in un solo istante e senza neanche aspettare Satoshi mi precipitai verso le scale sperando che non fosse come pensavo, sperando di essermi sbagliato, di non aver riconosciuto veramente quella voce che aveva gridato.