Titolo: L'esclusiva
Fandom: Originale
Personaggi: Bianca Ceolipro (la stessa di
Polvere sei, ambientata prima, comunque), Paolo Signorini
Rating: PG16
Parole: 2.092 (W)
Prompt:
PauraNote: Non mi convince, ma per niente é_è
Disclaimer: Mio.
In un paesino piccolo dove la gente ha ben poco di cui occuparsi, è quasi normale che il pettegolezzo e la superstizione regnino sovrani nella vita dei più, a scapito dei meno.
Intervistando i residenti ne aveva sentite di tutti i colori, e non c’era persona che non gli avesse consigliato di lasciar perdere, di fare attenzione, di passare in un altro momento che alla signorina Ceolipro non piacevano le visite improvvise né i curiosoni. Paolo aveva annuito, abituato alla stupidità dei sempliciotti. La fama dei due illusionisti aveva dato un considerevole aiuto alla fantasia del pubblico per quelle idiozie, e certamente loro, che ci costruivano sopra la carriera, non avevano cercato per nulla di limitare i deliri in paese; così dopo la loro morte le cose hanno continuato ad ingigantirsi, e ora mezzo mondo è certo che Ceolipro non siano affatto morti ma si siano comprati una casetta in qualche luogo esotico, e stiano vivendo la loro pensione felici e contenti, dopo aver regalato l’ultima illusione - o presa per il culo.
Molto romantico, poco plausibile.
Il funerale degli illusionisti era stato fatto in fretta e furia, pochi amici e parenti ad assistere alla cerimonia, quasi agendo in segreto. Considerando che era stato organizzato dalla figlia, Bianca Ceolipro, c’era poco da stupirsi, lei che era sempre stata molto ritrosa a mostrarsi in pubblico e a far parlare di sé, sebbene il suo carattere la portasse sulle pagine dei giornali, qualche volta. Non aveva concesso alcuna intervista né permesso ad alcun giornalista di arrivare fino alla casa, nonostante da due giorni pieni ci fossero un sacco di persone pronte a farle qualche domanda politicamente corretta dando anche una somma cospicua. Il fatto che lei avesse continuato a rifiutarsi aumentava semplicemente il valore dell’esclusiva che si sarebbe andata a creare, facendole un paio di domande semplici semplici.
L’auto si accosta, e il ragazzo che si è offerto di accompagnarlo fino alla villa si stringe nelle spalle.
- Beh, in bocca al lupo. - dice. Paolo gli sorride, scendendo. Un giornalista come lui non ha bisogno di fortuna, se la crea.
Il cancello è molto alto, scuro, la casa è imponente e lugubre, e improvvisamente Paolo capisce come mai Bianca non ami quel posto. Suona, continuando a fissare la casa. Gli pare di vedere delle ombre, dietro le tende.
- Chi è? - a rispondergli è una voce roca e per nulla gentile.
- Buongiorno, mi chiamo Paolo Signorino, sono qui a nome della rivista Dolcevita per chiedere un’intervista alla signorina Bianca Ceolipro, posso parlarle solo un secondo? Ho fatto molta strada per arrivare fin qui…
- La signorina non vuole fare nessuna maledetta intervista! Ma non vi entra in testa a voialtri? Vorrei sapere… -
La voce si azzittisce. Dal citofono sembra provenire un fruscio, dei bisbigli incomprensibili. Paolo avvicina l’orecchio per cercare di capire cosa diavolo stia succedendo. Il fruscio continua per qualche istante, e gli pare di sentire alcune voci strane, ma non afferra cosa stiano dicendo.
- Entri. - sobbalza quando la voce del custode torna. Il cancello si apre con un lungo cigolio.
Beh, forse giù in paese avevano i loro motivi per sparare certe idiozie.
L’uomo che gli ha aperto la porta è anziano ed irritato. Gli occhi castani lo fissano dall’alto in basso con una tremenda severità, la sua bocca è piegata in una smorfia di disgusto. Fosse stato per lui, non solo non sarebbe entrato in casa, ma nemmeno sarebbe riuscito ad avvicinarsi, probabilmente. Paolo mostra uno dei suoi sorrisi più smaglianti.
- Grazie per avermi lasciato entrare.
- La signorina mi ha ordinato di farlo. - afferma lui, senza smettere di guardarlo male: - Mi segua. - aggiunge, e cominciano a camminare per il corridoio. C’è molto rosso, in quella casa.
- Magari potrei fare qualche domanda anche al personale, sa, per avere una visione più generale dei Ceolipro.
- Io non tirerei troppo la corda, se fossi in lei. E comunque, è impossibile. La signorina ha licenziato tutto il personale che ha lavorato con i suoi genitori, poi ha assunto me e una donna per badare alla villa.
- Quindi non c’è nessun altro, oltre a voi?
- No… - e per un attimo è certo che aggiungerà la parola “avvoltoio” alla fine della frase.
- È vero che Bianca non passava mai molto tempo qui nemmeno quando i suoi erano in vita? - chiede, ancora, mentre camminano: - È vero che aveva dei problemi con i genitori, che l’hanno rinnegata quando è finita in prigione? Cosa ne pensa della morte dei Ceolipro?
- Penso che non sono cazzi miei. - sibila, e ci aggiunge un’inquietante risata: - Quasi mi spiace per lei, poveraccio. - apre una stanza e, seduta su una poltrona rossa, davanti ad un camino, c’è Lei.
- Signorina… - Bianca e la donna di servizio si voltano verso l’entrata della sala. La cameriera posa velocemente il vino che teneva in mano sul piano bar, poi esce a testa bassa facendo un vago sorriso all’ospite per pura cortesia, intanto che il giornalista viene presentato. Infine anche il custode fa un passo indietro e prima che se ne possa rendere conto, Paolo è solo con Lei, la porta chiusa dietro di loro. La luce è spenta, le tende scure tirate, solo il fuoco illumina il volto della proprietaria della casa.
- Buona sera, signorina Ceolipro. Prima di tutto mi permetta di dirle quanto mi rammarico per il suo lutto…
La ragazza alza le sopracciglia.
- Ah, davvero?
- Ma certamente! Nessuno dovrebbe soffrire la pena che sta passando lei…
- È venuto qui per consolarmi?
L’uomo resta in silenzio per qualche istante, infine decide di sorridere, imbarazzato.
- No, ma per intervistarla. I suoi genitori erano famosi, molti dei loro fan sono rimasti dispiaciuti dal funerale così… intimo. Non sanno nemmeno dove sia la tomba dei loro idoli, non hanno modo di poterli ringraziare per i bei momenti che gli hanno fatto passare, e soprattutto non sanno come stia lei! Forse parlare con il suo pubblico tramite me farà stare meglio non solo loro, ma anche lei, signorina Bianca.
La ragazza è sul punto di scoppiare a ridere e si nota.
- Lei parla un sacco e non dice assolutamente nulla, Paolo.
- Questo non è assolutamente ver…
Si alza, la donna, si avvicina a lui e quando gli è davanti dice, sempre sorridendo: - Allora, la vuole fare o no questa intervista?
Per un secondo, Paolo è tentato di rispondere di no.
Non che sia a disagio, ma c’è poca luce e gli occhi si stancano nel tentativo di decifrare la sua stessa scrittura. Sfoglia il taccuino fino a trovare la pagina dove aveva annotato tutte le domande da porle. Si schiarisce la voce, alza lo sguardo verso Lei - che è tranquillissima, seduta sulla sua poltrona rossa, con quei jeans e quella maglietta bianca (ah, che scelta patetica per vestirsi).
- Bene… allora… cominciamo.
Bianca accavalla le gambe e non risponde. Per qualche strana ragione, Paolo si sente come se si stesse prendendo gioco di lui.
- Allora, prima di tutto… come mai tutta questa riservatezza, signorina Bianca? I funerali passati sotto silenzio, la stampa che viene a conoscenza della morte dei Ceolipro quasi per caso… è un po’ strano.
- Sapevo che l’attenzione si sarebbe concentrata su questa disgrazia. Così ho cercato di sistemare ogni cosa il più velocemente possibile perché nessuno potesse guadagnare sopra la morte dei miei genitori.
Paolo sente un brivido di freddo. Tiene la testa bassa sul quaderno.
- Scelta comprensibile. Mi perdoni se glielo chiedo, ma certe voci maligne insinuano che tra lei e i suoi genitori i rapporti non fossero così… amorevoli.
- Amavo i miei genitori. Solo che non condividevo il loro stile di vita, e loro non condividevano il mio.
Paolo scrive velocemente, annuendo.
- Che tipo di stile di vita, se permette?
- Loro erano troppo buoni.
- … troppo buoni?
- Con gli umani. Troppo buoni.
Paolo alza lo sguardo: - Lei si sta prendendo gioco di me, Bianca.
Il sorriso serafico della ragazza non si smuove di un centimetro, quasi lui non avesse detto nulla. D’improvviso si alza.
- Lo vuole vedere qualche trucco, Paolo? Qualche illusione?
Per la seconda volta, è tentato di rispondere no.
Lo sta portando in cantina. Paolo ha freddo e vorrebbe essere da qualsiasi altra parte, compreso davanti al suo capo per una strigliata magistrale. Invece scende delle scale verso il luogo più lugubre della casa più lugubre che abbia mai visto. Bianca cammina davanti a lui, con passo sicuro, e non si volta mai.
- Certo che i suoi genitori facevano di tutto per alimentare le voci in paese, vero? - ridacchia, nervoso.
- Le voci?
- Sì, sa… le accuse di stregoneria.
- E cosa le fa pensare che siano solo “voci”?
- Oh, andiamo, la magia non esiste!
- Ne sembra sicuro.
- Siamo ne ventunesimo secolo! Chi crederebbe mai alla magia?
Scende l’ultimo gradino e Lei lo guarda sorridente.
- Le streghe, forse.
Adesso ha paura. Gli strumenti di tortura, con quelli per l’illusionismo, sono puliti, non c’è un filo di polvere neanche nell’angolino più remoto. La stanza è male illuminata da un singolo lampadario che rilascia una luce giallognola.
- Ci vivevano degli inquisitori, qui.
- Ah. Sembrano in buono stato le… i… insomma…
- Sì. Vero.
- Così, ehm, i suoi genitori collezionavano questi oggetti.
- Erano un po’ strani, lo ammetto. Che ne dice se ne proviamo uno?
- Scusi?!
- Sono modificati. C’è un modo per fuggire da ognuno di questi. O per evitare di farsi male.
Paolo boccheggia.
- Ah, er…
- Preferisce qualcosa di semplice? Come il taglio a metà.
- In realtà io…
- In cambio dirò dove si trovano le tombe dei miei genitori.
Paolo si illumina. Questo è un affare. Dio santo, le tombe dei Ceolipro!
- Perché no? - chiede, sorridendo.
È come una bara. Ha questa idea fissa in testa. Il contenitore rettangolare in cui Bianca lo fa entrare ha un odore strano, come di legno misto a sudore e sangue.
- Chiama il custode per fare le gambe?
- Quello è il trucco facile, signor Bonsegni. A me non piacciono le cose facili. - chiude l’anta sopra il suo corpo e solo in quel momento Paolo capisce di essere immobilizzato. Bianca continua a sorridere, e per la prima volta si rende conto di quanto quel sorriso la faccia somigliare ad uno squalo.
- Aspetti! Aspetti, come diavolo è possibile-
Ma lei ha già preso due grosse lame, e ne lascia scivolare una in mezzo al corpo. Paolo non sente nulla.
- Si calmi. - dice Bianca, e infilza anche l’altra. È stato stupido da parte sua dubitare di lei. Ridacchia, chiedendole scusa. La ragazza trascina il pezzo con i piedi di fianco a Paolo.
- Li muova. - consiglia.
Il sorriso di Paolo si congela. Ci prova, e vede le scarpe muoversi. Ricomincia ad urlare.
- E ora, è certo di voler sapere dove si trovano i miei genitori, Signorino?
L’uomo sviene.
Si trova sul prato della villa, appena fuori dal cancello. Apre gli occhi con fatica, poi, terrorizzato, si tocca lo stomaco. È stato solo un sogno. Però arretra e chiama il ragazzo che l’ha accompagnato, per farsi riportare in paese.
La prima cosa che ha fatto, appena messo piede fuori dal treno, è stata andare dal suo direttore. Gli ha spiegato che non è riuscito ad intervistarla, che è stato cacciato via. Il capo ha annuito e mandato un altro nel tentativo di convincere Bianca a parlare.
È tornato a casa, ha bruciato il taccuino senza leggerlo - non vuole correre il rischio di trovare le domande da porre alla strega con sotto qualche annotazione fatta durante un episodio mai vissuto. Si getta sul letto, respira a pieni polmoni.
Poi sente un dolore al ventre. La mano scivola e trova qualcosa di appiccicoso. Tenta di alzarsi ma non ci riesce, guarda in basso e il letto è pieno di sangue, il suo corpo che si sta aprendo in due. Il dolore aumenta a dismisura ma nemmeno riesce ad urlare, prima di morire.
- Come sarebbe morto?
- È entrato un pazzoide in casa sua e l’ha segato in due. Qualcuno che lo conosceva, forse. Intervista sua madre, suo padre, i suoi fratelli e il figlio.
- Quello di dodici anni?
- Non mi pare ne abbia altri.
- Okay. Ah, e per la Ceolipro?
- Ma chi se ne frega! È morto uno di noi, assassinato, con questa storia ci andiamo a nozze per dei mesi.
Il giovane giornalista annuisce, sorridendo.