Non ho scritto molto in questi giorni purtroppo ç__ç tra regali di natale e università le giornate sono molto piene e lo saranno ancora fino a dopo natale credo.
Però mi sento sollevata dal fatto che ho 6 capitoli di avanzo quindi XD posso liberamente postare senza preoccupazioni, quindi buona lettura a tutti
Titolo: A Light in the Dark
Fandom: Arashi
Genere: un pochino angst, yaoi
Raiting: PG-13 (può subire variazioni col procedere dei capitoli)
Pairing: Sakumoto
Desclaimers: in realtà è colpa di Sho, sono stati i suoi occhi in Truth ad accedere la scintilla; però fortunatamente è solo una storia
Post precedenti:
Capitolo 1,
Capitolo 2,
Capitolo 3,
Capitolo 4,
Capitolo 5,
Capitolo 6,
Capitolo 7 Capitolo 8
Sho nei giorni seguenti si comportò in modo strano, era estremamente gentile e Jun non capiva se era solo per cercare di farsi perdonare o se c’era sotto qualcos’altro. Oltretutto era meglio lasciarlo tranquillo ora che stava riuscendo ad imparare tutto il necessario per lavorare insieme; infatti negli ultimi giorni aveva imparato a distinguere anche i singoli rumori prodotti da ognuno di loro, inoltre capiva benissimo gli stati d’animo anche solo ascoltando le loro voci, quindi non gli si poteva nascondere nulla.
Fu così che al momento in cui arrivarono brutte notizie e Nino entrò nella stanza con aria tetra e preoccupata nessuno fece domande e Nino non parlò quasi per il resto della giornata; finche non riuscirono a restare loro 4 da soli, approfittando dell’assenza momentanea di Sho.
-Nino cosa è successo?- chiese subito Jun.
-Le cose non si stanno mettendo molto bene- disse senza quasi guardarli.
-Nino ti prego dicci che ti hanno detto!- chiese Masa preoccupato.
-Hanno deciso che dato che le ultime analisi di Sho non hanno riscontrato particolari miglioramenti… se entrò una settimana non migliora… dovremo annunciare il nostro scioglimento- le ultime parole furono come una pugnalata nel cuore, gli altri 3 rimasero in silenzio, pietrificati, erano come incapaci di parlare, era come vedere le loro vite sgretolarsi, loro 5 che in 10 anni erano diventati molto più che solo amici, erano come una famiglia, tutto ciò che avevano passato insieme si stava frantumando; non avrebbero più cantato insieme, passato le nottate dopo i concerti a festeggiare, non avrebbero più condiviso tante piccole cose.
-Non c’è modo di fargli cambiare idea?- chiese Satoshi rompendo il silenzio.
-No. Ci hanno dato l’out out se le prossime analisi di Sho non avranno un riscontro positivo, annunceremo lo scioglimento- spiegò Nino.
-Ma perché non vogliono aspettare ancora un po’? Sho si riprenderà presto, gli serve solo un po’ di tempo- si lamentò Masaki quasi alle lacrime.
-Hanno detto che presto o tardi si scoprirà la sua situazione e che siccome non è in grado di lavorare dando il 100% non è utile alla società- disse Nino riferendo testualmente le ultime parole che gli erano state riferite dal manager.
-Brutti bastard…- tuonò Jun, ma Nino lo trattenne dall’andare subito a litigare con i capi.
-Peggioreresti solo la situazione- disse.
-Ma perché devono farci questo! Sho sta male, di certo non è colpa sua, se potesse…-
-Lo so Jun, ma… non si può fare davvero nulla, se non... aspettare- disse infine.
Aveva sentito tutta la conversazione che c’era stata nella stanza, rimanendo fuori la porta; aveva intuito una certa tensione nell’aria, ma aveva pensato che non fosse nulla di grave. Ora era quasi sconvolto da quello che aveva appena sentito, quindi si allontanò in silenzio e andò a sedersi al piccolo bar che era nell’edificio, naturalmente in tutto il palazzo erano stati vincolati alla segretezza sul suo stato, quindi non aveva problemi nel farsi vedere in giro.
Ora ciò che lo stava divorando era il senso di colpa, la frustrazione per il fatto di essere la rovina per i suoi compagni, che per colpa sua la loro avventura insieme sarebbe finita; ed era tutto a causa di una sua disattenzione. Si sentiva arrabbiato con se stesso, voleva tornare a vedere, lo voleva per i suoi compagni, per far in modo che lavorassero ancora tutti insieme; ma adesso non c’era solo questo, perché c’era una cosa che gli mancava più di qualsiasi altra e lui la voleva rivedere, lo desiderava davvero tanto.
Rimase lì seduto per parecchio tempo, non aveva idea di quanto, ma diversa gente si era succeduta in quella sala e forse ormai si era fatto buio, doveva essere così, perché all’improvviso senti dei passi famigliari.
-Sho ma dove eri finito? Non sei più tornato- chiese Jun con la voce un po’ ansimante, evidentemente aveva corso per cercarlo.
-Scusami, devo aver perso la cognizione del tempo- rispose; -che ore sono?- chiese poi.
-Sono le 6, andiamo a casa?- lo sentì chiedere, non sapendo se avesse altri impegni.
-Andiamo a casa- rispose alzandosi.
Salirono a riprendere le loro cose e si camuffarono per uscire in strada, quella mattina erano senza macchina, quindi dovevano prendere un taxi.
Le strade erano affollate di gente che tornava a casa e c’era una grande confusione, ma nonostante ciò non riusciva a distrarsi da quello che nella sua testa continuava a tormentarlo.
Jun lo condusse per un pezzo di strada, con passo lento evitando la folla, poi d’un tratto si fermò…
-Entrò un attimo qui a comprare qualcosa per cena, ci metto poco ok?- disse, ma non si mosse attendendo una risposta.
-Ok- rispose soltanto, poi lo sentì allontanarsi, le porte scorrevoli di quello che molto probabilmente era un kombini aprirsi e richiudersi dietro le sue spalle.
Non sapeva come Jun nonostante quella notizia riuscisse in sua presenza a rimanere così tranquillo, chissà se stava recitando questa parte, facendo finta che non fosse successo nulla e che fosse tutto normale, rimase così a farneticare per quelli che furono non più di dieci minuti quando Jun uscì dal negozio.
-Eccomi ho fatto- disse, poi lo fece appoggiare al suo braccio e si incamminarono sulla via.
Non fecero molta strada che si fermarono e pochi istanti dopo una macchina si fermò accanto a loro, infatti Jun aveva chiamato un taxi e una volta aperto lo sportello lo stava guidando per salire in auto; ma fu in quel momento che qualcosa lo fece immobilizzare, aveva sentito unn rumore, un suono a lui familiare, ma non riusciva a capire cosa fosse, era stato come un leggero “click”.
-Qualcosa non va?- sentì chiedere Jun.
-Tu non ha sentito niente?- chiese di rimando.
-No nulla, perchè?-
-Niente- rispose salendo in macchina.
Forse non era stata altro che la sua immaginazione, di rumori ce ne erano tanti in strada e magari era solo un caso, in fondo non stava neanche facendo troppo caso ai rumori intorno a lui, era molto più preoccupato per il suo futuro e quello dei suoi amici.