DAMIAN

Jul 15, 2014 16:31

GENERE: angst (ma si, facciamo la sborona)
RATING: nc-17
WARNING: yaoi
NOTE: Storia e personaggi originali
GIA' POSTATI: Uno Due Tre Quattro Cinque Sei Sette Otto Nove Dieci Undici Dodici Tredici Quattordici Quindici Sedici Diciassette Diciotto Diciannove Venti


Avevano aspettato il giorno di pioggia per le riprese in esterna. Il regista voleva che la scena fosse “vera”, quindi tutto lo staff si era munito di ombrelli e impermeabili.

Finite le riprese, Damian si era rifugiato, assieme ad Allison e ad un paio di attori, in un caffè poco lontano dal luogo delle riprese. Con i capelli inzuppati e gli occhiali da sole era irriconoscibile, quindi nessuno prestò attenzione a lui.

Tantomeno l’uomo che riconobbe come il padre di James.

Si ritrovò a pensare a James, senza rendersene conto. Gli mancava. Voleva vederlo. Ma sapeva che l’altro ragazzo avrebbe sofferto …

“ Merda, mi preoccupo ancora per lui” pensò, passandosi di nuovo l’asciugamano nei capelli. Sbuffò e si alzò, senza dire nulla ne ad Allison ne a nessuno degli altri presenti e si andò a sedere di fronte all’uomo, che alzò gli occhi dalla propria tazza, sorpreso

<< Chi … Ah, sei tu.>>

Damian sospirò, gli occhiali da sole ancora a mezz’aria

<< L’ho vista e ho pensato di chiedere come sta Jamie … >>mormorò il ragazzo. L’uomo serrò la mandibola

<< Mio figlio sta male.>> sospirò. Damian abbassò il viso, stringendo forte l’asciugamano

<< Non vuole uscire di casa, a malapena esce dalla propria stanza … ero tentato di contattare la tua manager, per vedere se magari potevi venire a dirgli qualcosa …>>

Damian alzò il viso. Dall’espressione del signor Harris capì di avere lo sguardo spento. Chiuse gli occhi un momento, prendendo fiato lentamente

<< Vedermi adesso gli farebbe solo ricordare che mio fratello non c’è più.>> disse. Ogni parola gli sembrò pesare qualche tonnellata. Lui voleva vedere James! Lo voleva con tutte le proprie forze, nonostante lo stesse negando anche a sé stesso …

Il signor Harris sospirò

<< Temo tu abbia ragione. Anche se dubito tuo fratello sia mai stato così magro …>>

Damian sorrise, stringendosi nelle spalle

<< Mio fratello non è mai rimasto solo …>> replicò. La voce gli uscì flebile, acuta. Stava per perdere il controllo. Si scusò, si alzò e tornò a sedersi accanto ad Allison, che da lontano aveva assistito alla scena

<< Jamie mi piace ancora …>> mormorò, in maniera che solo la donna lo sentisse

<< Lo so, me l’ha detto Chris …>> sospirò lei, per poi riprendere a parlare con uno dei produttori. Damian finì il suo caffè senza quasi nemmeno rispondere se gli ponevano qualche domanda.

Quella sera, nell’auto che li stava riportando alla villa dei Sullivan, Allison gli tenne stretta la mano

<< Scusa se ti ho prestato poca attenzione …>> disse. Damian alzò le sopracciglia, poi sorrise, scuotendo la testa

<< Scusami tu se mi sono comportato da adolescente con le paturnie.>> sospirò

<< Ma tu sei un adolescente, Damy. E hai tutti i motivi per avere le “paturnie”. E lo sai.>>

Damian si accigliò

<< Quando sono sul set non ho età, Ally. O almeno vorrei che fosse così. Oggi … beh, forse ho avuto la mia età. >> ridacchiò. Allison sospirò, e fece una smorfia, arricciando il naso

<< Temo sia colpa mia. Ti ho sempre trattato come un adulto, fin da quand’eri piccolo … va bene che ti ricordi di non esserlo …>>

Damian scosse la testa

<< Non sul lavoro.>> sbuffò. Poi si passò le mani nei capelli, scompigliandoli completamente

<< Devo darmi una regolata!>> quasi urlò, imbronciandosi. Allison lo guardò, piegando leggermente la testa di lato, poi sospirò, controllando qualcosa sul palmare

<< Sai …>> disse ad un tratto << stai passando un periodo veramente orrendo. Ma è la prima volta da quando ti conosco che ti vedo così … umano … insisto, so che è colpa mia, ma …>>

<< Non tua, Ally. >> sbuffò Damian << Mi avete sempre trattato tutti come un adulto, al lavoro. Da sempre. E mi è sempre stato bene. Anzi, mi ha sempre fatto sentire figo, se dobbiamo proprio essere pignoli. Ho fatto tutto da solo. Non volevo diventare come mamma …>> il ragazzo smise di parlare, accigliandosi << … già allora …>> mormorò poi. Chiuse gli occhi e si lasciò andare indietro sul sedile dell’auto. Allison si girò ad osservarlo.

<< Damy, sei dimagrito ancora, te ne rendi conto?>> chiese, scostandogli una ciocca di capelli dal viso. Damian sospirò

<< Mi va tutto largo …>> mormorò, giocherellando col bordo della felpa che aveva addosso, senza aprire gli occhi.

<< Eppure hai ripreso a mangiare …>>

Damian aprì gli occhi e si mise a guardare le luci della città fuori dal finestrino

<< Ti ricordi la terza volta che mamma ha tentato di uccidersi?>> chiese, senza però girarsi verso Allison

<< Ci ha provato tante di quelle volte che non saprei …>> sospirò la donna

<< La volta che è entrata in coma. Alan ha pianto ininterrottamente per le tre settimane in cui lei è stata in coma. E io ho perso sei chili. E’ il mio metabolismo. Quando le cose precipitano, si impanica e va troppo veloce … beh, così me l’aveva spiegato il medico all’epoca. Immagino ci sia una spiegazione più tecnica con un linguaggio più appropriato, ma avevo nove anni, me l’hanno spiegata proprio a grandi linee …>>

Si girò infine verso Allison

<< Quando mi sarò calmato dovrò stare attento, sennò diventerò un ciccione!>> rise. Allison rise a sua volta, poi lo abbracciò, scompigliandogli i capelli, mentre Damian protestava rumorosamente.

Appena entrato in casa, Damian si diresse verso la stanza di Christopher. Senza bussare entrò, quasi non salutò Christopher, seduto alla scrivania, e si lasciò cadere a peso morto sul letto.

<< Giornata nera?>> gli chiese allora Christopher, alzandosi ed andandosi a sedere sul letto, iniziando quasi subito ad accarezzare i capelli a Damian. Quello sospirò e si girò su un fianco

<< Ho incontrato il padre di Jamie …>>

Christopher si bloccò, una mano ancora a mezz’aria. Poi sospirò

<< … e? …>> chiese. Damian si passò le mani sul viso, per poi sbuffare

<< Dice che Jamie sta male …>> si morse le labbra e serrò gli occhi

<< Come se tu stessi bene.>> borbottò Christopher, riprendendo ad accarezzargli i capelli. Damian ridacchiò, aprendo gli occhi. Prese la mano di Christopher, attirando l’altro ragazzo su di sé e stringendolo in un abbraccio. Christopher si staccò, imbronciandosi

<< Quando fai così è perché vuoi un favore da me.>> sbuffò. L’espressione di Damian, però, lo fece pentire del tono usato. Gli posò una mano sul viso, accarezzandogli leggermente una guancia, come a scusarsi. Damian sospirò

<< In effetti sto per chiederti un favore enorme …>> disse. Christopher serrò leggermente la mandibola, sentendo la voce dell’altro tremare.

<< Vorrei che andassi da Jamie, a vedere come sta … io … beh, non posso …>>

Fu Christopher, questa volta, ad attirare a sé Damian, che gli si rannicchiò tra le braccia

<< Scusami, Chris …>>

<< Ci andrò. >> disse Christopher. Damian alzò il viso, sorpreso dalla risposta

<< Vedo se è vivo e torno però. Non chiedermi di più. >>

<< Ma …>>

<< Se non ci fosse stato lui, probabilmente Alan sarebbe ancora vivo.>> borbottò Christopher. Damian, sorrise amaramente

<< Non credo, sai … la situazione era già degenerata troppo prima che arrivasse. Solo … non me ne sono accorto, di nuovo …>>

Christopher lo lasciò andare e tirò un pugno al materasso

<< Piantala con questa stronzata!>> urlò, esasperato. Damian si scostò leggermente, spaventato dalla reazione

<< I … io …>>

<< Sei un idiota! Come sempre! Non te ne sei accorto, non se n’è accorto nessuno! Mia cugina mi ha detto cos’hai risposto ad Alec quando lui ha detto che non ha colto i segnali. E beh … vale anche per te! Non voleva che te ne accorgessi!>>

Damian abbassò il viso. Poi si alzò ed uscì dalla stanza, senza dire una parola. Christopher si lasciò cadere indietro sul letto, esausto per aver alzato la voce. Esausto per le lacrime che ancora gli rigavano il volto. Esausto per non trovare un modo per aiutare Damian.

Allison entrò nella stanza di Damian. Aveva bussato senza ricevere risposta

<< Damy …?>>

Damian scattò seduto sul letto, lanciando il cuscino con rabbia

<< Non voglio vedere nessuno!>> gridò, per poi sdraiarsi nuovamente dando le spalle alla porta. Allison, spaventata dalla reazione, prese il cuscino e si avvicinò al letto, lentamente

<< Damy …>> ritentò. Damian sospirò e si mise a sedere, ma senza guardarla

<< Non volevo alzare la voce, ne tantomeno tirarti il cuscino … non …>> girò il viso, senza riuscire a dire altro e ad Allison si strinse in cuore. Damian era terrorizzato.

<< Che ti succede?>> gli chiese Allison, sedendoglisi accanto e prendendogli le mani

<< Bella domanda.>> sospirò il ragazzo, ritraendo le mani per passarsele sul viso e tirarsi indietro i capelli.

<< Beh, è stato veramente orrendo!>> disse, scuotendo la testa, incredulo. Allison gli posò una mano sulla schiena. Non riuscì a trattenere un sussulto sentendo le vertebre

<< Damy …>>

<< Lo so, devo mangiare. Ma devi spiegarlo al mio stomaco, non a me. Io glie lo dico di tenere il cibo, ma lui si rivolta. Sempre. E quando non ho nausea, è talmente serrato dall’ansia che a malapena riesco a respirare … Io li rivoglio indietro, Ally … io rivoglio mio fratello. Rivoglio mio padre. E rivoglio mia madre. Quando ancora era “la mamma” … per quanto poco ricordi quel periodo … >>

Allison si trovò a doversi asciugare gli occhi, a quelle parole. Damian, invece, rimaneva seduto dritto, guardando davanti a sé, mentre lo diceva. Solo le mani strette tanto da far sbiancare le nocche tradivano quanto fosse in realtà nervoso. Gli prese di nuovo le mani, sciogliendogli i pugni, e lo strinse a sé, accarezzandogli i capelli. Damian, pian piano, si rilassò

<< Chissà se anche papà si stava dicendo di non farlo mentre sparava …>> mormorò il ragazzo, un istante prima di addormentarsi di botto.

Christopher, dopo i convenevoli con i signori Harris, entrò nella stanza di James senza nemmeno bussare. Il ragazzo rimase sdraiato sul letto, lo sguardo fisso sul soffitto

<< Cazzo, sei messo proprio male, Harris …>>

James si girò a guardarlo. Fece un debole sorriso, riconoscendolo, e si sedette

<< Come mai da queste parti?>> chiese. Christopher si strinse nelle spalle

<< Damy ha incontrato tuo padre, che gli ha detto che stai male, si è preoccupato e mi ha mandato a controllare la situazione.>> spiegò. James si accigliò

<< E perché non è venuto lui?>> chiese, improvvisamente irritato. Christopher sospirò ed iniziò a vagare per la stanza, scrutando ogni piccolo oggetto che vi era. Una foto insieme ad Alan, scattata qualche giorno prima del diploma, attirò la sua attenzione. La prese in mano e si avvicinò a James

<< Damian ha questa stessa faccia. Ma … beh molto più magra, al momento …>>

James si morse le labbra

<< Vedere il fantasma di Alan non ti farebbe bene. Perché è quello che Damian sta diventando. Il fantasma di suo fratello …>> Christopher dovette fermarsi, man mano che quello che aveva appena detto si faceva strada dentro di lui. Posò la foto nel posto dove l’aveva presa e si nascose il viso tra le mani

<< Oh! Tra tutti, che mi veda così proprio tu non mi va giù!>> sibilò

<< Perché li ho divisi? O perché ho ammazzato Al? Perché è quello che ho fatto …>> singhiozzò James. Christopher si asciugò il viso dalle lacrime che, nonostante tutti i suoi sforzi, glie lo stavano bagnando

<< Senti, Harris. Non mi sei mai andato a genio, perché, si, ti sei messo in mezzo a Damian e Alan. E a dirla tutta ti sei messo anche tra me e Damian. Però non hai ammazzato Alan. Ha fatto tutto da solo. Prima ve lo metterete in testa tu e quell’altro imbecille meglio sarà per tutti. Quantomeno smetterò di volervi spaccare la faccia ogni volta che aprite bocca …>>

James lo guardò, poi sorrise amaramente, le lacrime che gli rigavano il volto

<< Vorrei tanto crederti, Sullivan. Davvero. Vorrei credere di non essere stato io. Sarebbe … farebbe meno male …>>

Christopher lo colpì forte.

<< Ho ragione, non si discute.>> sibilò, mentre James si teneva la mandibola dolorante

<< Dovrei indire un concorso. “Miss è colpa mia”! Non so chi vincerebbe, ma Damy è un attore, ti darebbe del filo da torcere.>> sbuffò Christopher, sedendosi sul letto accanto a James e controllandogli il viso, sperando di non avergli rotto nulla.

<< Scusa, non volevo tirarti un pungo. Ogni tanto mi ricordo di essere un maschio e mi parte in automatico il gancio …>>

James ridacchiò

<< Sei buffo.>> disse. Christopher si strinse nelle spalle

<< Me lo dicono spesso. Anche se preferisco quando mi dicono che sono bello …>>

<< Beh, lo sei.>> replicò allora James, stringendosi nelle spalle. Christopher alzò un sopracciglio, poi sbuffò

<< Dovevo ricordarmi che non sei tarato per ragionare … Bene, ho viso che sei vivo. Torno a riferire al fantasma. E tornerò a tenerti d’occhio, Harris. >>

James annuì, mestamente. Accompagnò Christopher fino al piano inferiore, per poi tornare a chiudersi in camera. La madre del ragazzo lo accompagnò all’entrata

<< Grazie … è da quando Alan è morto che non scende nemmeno le scale …>> mormorò. Christopher si strinse nelle spalle

<< Dipendesse da me di certo non sarei venuto. E’ Damian che dovete ringraziare.>>

<< E perché non è venuto lui?>> chiese la donna, in tono leggermente tagliente

<< Damian al momento peserà forse cinquanta chili. Non riesce a dormire. E’ … è il fantasma di suo fratello, non è lui in questo momento. A James non farebbe di certo bene vederlo. E Damian adesso ha bisogno di stare tranquillo, non di vedere il ragazzo per cui è arrivato a litigare per la persona più importante che avesse. Forse dirlo è crudele, ma James si è messo in mezzo. La sua incapacità di distinguere quello che provava per l’uno o per l’altro li ha portati al punto di rottura. Alan si sarebbe ucciso lo stesso, ne sono sicuro. Era arrivato al limite già quando i loro genitori sono morti, ma … forse adesso Damian non starebbe così. Se fossero stati ancora vicini come una volta. Nemmeno James starebbe così. E’ successo, e per quanto vorrei non posso dare la colpa a suo figlio. Ma non rimproveri Damian perché non ha voluto ferire James e sé stesso più di quanto non lo siano già.>>

La signora Harris guardò il ragazzo che aveva davanti, poi annuì.

Christopher si affrettò a tornare a casa. Allison lo aspettava in cucina, gli occhi rossi

<< Mamma …>>

<< Vai da Damy, ti prego … io … >> la donna si morse forte le labbra << Io non so più cosa fare con lui …>>

Christopher si affrettò ad obbedire. Entrò nella stanza di Damian. C’erano oggetti disseminati dappertutto, chiaramente erano stati lanciati, con rabbia. E Damian aveva dei tagli su un braccio. Sedeva sul pavimento, le gambe raccolte al petto, un taglierino in una mano

<< Damy, che cazzo staresti facendo?>> chiese Christopher. Damian alzò appena il viso, per poi abbassarlo sul proprio braccio

<< Cerco un modo per tenere sotto controllo l’angoscia, immagino.>> disse, lasciando andare il taglierino e tamponando i tagli con dei kleenex. Christopher gli crollò inginocchiato davanti, il viso inondato di lacrime, e lo schiaffeggiò forte

<< La differenza tra te e i tuoi è solo che loro si sono ammazzati una volta per tutte! Tu lo stai facendo più lentamente! Perché è questo che stai facendo, Damy! Ti stai ammazzando! >>

Damian lo guardò in silenzio. Poi serrò gli occhi

<< Sto perdendo il controllo, Chris … non so più cosa devo fare! Non capisco nemmeno più cosa stia facendo …>>

Christopher lo strinse a sé. Damian gli si rannicchiò contro, tremando

<< Vorrei sapere come aiutarti …>> singhiozzò. Damian ridacchiò

<< Lo stai già facendo. Sei qui, adesso. E mi stai tenendo al sicuro …>>

Christopher lo strinse più forte

<< Va bene se perdi il controllo, ma non fare cose pericolose, d’accordo? E mangia, che pungi!>> sbuffò Christopher. Damian rise

<< Non sto scherzando, Dam. Non so come tu riesca a stare in piedi, non hai più un filo di muscolo … >> iniziò, toccandogli una spalla. Damian si scostò

<< Che …>>

Damian chiuse gli occhi

<< Chris, tu lo sai che mi analizzo costantemente da quando avevo dieci anni. So esattamente cosa mi sta succedendo. Non devi preoccuparti … è …>>

<< Un secondo fa hai ammesso di non saperlo! E non dovrei preoccuparmi?! >> urlò Christopher, improvvisamente infuriato << Non sono Alan, smettila di proteggermi da quello che ti passa per la testa! >>

Damian sospirò, passandosi poi le mani sul viso. Christopher lo fermò

<< Anche questo, lo fai sempre quando non vuoi parlare, ma devi parlarne!>> gridò, con tutto il fiato che aveva in corpo, le lacrime che gli rigavano il viso. Damian si staccò, serrando gli occhi

<< Non toccarmi …>> sibilò, stringendosi le ginocchia al petto ed abbassando il viso, i capelli a coprirglielo

<< Damy …>> singhiozzò Christopher

<< In questo periodo non sono io, ok? Ho … ho bisogno di tempo!>>

<< Damy, non hai tempo! >> singhiozzò Christopher, guardandolo. Damian posò la testa indietro, sul letto contro il quale era appoggiato

<< Questa volta non ce la faccio …>> mormorò << Questa volta è troppo …>>

Christopher lo strinse forte a sé. Non fece la minima fatica a tenerlo stretto nonostante Damian si stesse divincolando con tutte le proprie forze

<< Ti prego, non scomparire …>> singhiozzò Christopher, affondandogli il viso nei capelli. Damian gli si aggrappò

<< Al non c’è più …>> mormorò dopo un po’

<< Lo so.>> rispose Christopher. Damian gli si aggrappò più forte, tremando. Da come stringeva convulsamente la sua maglia, Christopher capì che stava rivedendo la sera dell’incidente. La macchina di Alan, o quel poco che ne rimaneva. Iniziò ad accarezzargli i capelli e Damian, pian piano, smise di tremare. Tornò lucido e si staccò. Christopher gli prese il viso tra le mani e Damian, questa volta, non si staccò. Aveva lo sguardo triste, e stanco, ma come al solito non lasciava uscire niente.

<< Sfogati, prima di impazzire …>> mormorò Christopher. Damian rise

<< Come se ne avessi la forza …>> mormorò. Si guardò il braccio, disseminato di piccoli tagli, e fece una smorfia

<< Chiederesti scusa ad Ally da parte mia? Io credo che adesso dormirò …>>

<< Rimango finchè non ti addormenti.>>

<< Non mi ammazzo, Chris.>> sbuffò Damian, sdraiandosi sul letto e chiudendo gli occhi con un sospiro

<< Come faccio a fidarmi?>> mormorò Christopher. Ma Damian dormiva già.

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