Love Revenge

Sep 25, 2015 19:26


Ora che non mi posso doppiare eccomi qui a postare!!! Ho fatto pure la rima XD
Ero pronta da un po' a postare però non mi andava di fare un doppio post così ho aspettato, anche con la speranza che almeno avrei avuto tempo per scrivere e andare avanti, invece non ho scritto e non sono andata avanti, quindi abbiate pazienza, ci siamo quasi alla fine tanto.
Ma ora veniamo a noi, finalmente sti due si parlano e si chiariscono (??) con tanti giri di parole e spiegazioni confuse, ma ce la faranno vedrete XD quindi vi auguro buona lettura e che questo capitolo che aspettavate vi soddisfi ^___^

Titolo: Love Revenge
Gruppo: Arashi + Kanjani
Genere: AU, Storico (vagamente fantasy)
Rating: R
Pairing: Sakumoto, Ohmiya accennato
Desclaimers: Non sono di mia proprietà, lo è solo la storia di cui mi fanno da protagonisti contro la loro volontà XD
Ringraziamenti: A Harin e Jinny che si sorbiscono i capitoli per mail e che mi aiutano con le ricerche XD
Note: Per una migliore lettura scaricare la MAPPA
Capitoli precedenti: Intro, Cap.1, Cap.2, Cap.3, Cap.4, Cap. 5, Cap.6, Cap.7, Cap.8, Cap.9, Cap.10, Cap.11, Cap.12, Cap.13, Cap.14, Cap.15, Cap.16, Cap.17, Cap.18, Cap.19, Cap.20, Cap.21, Cap.22, Cap.23

Capitolo 24
La marcia dell’esercito verso il deserto procedette con qualche problema, furono attaccati diverse volte da piccoli gruppi di soldati, per fortuna erano sempre riusciti a contrastare gli attacchi senza troppe perdite, dopo un ultimo attacco, come previsto si fermarono, l’intero esercito si accampò e Maruyama diede il comando ai generali, poi preparati due cavalli e cambiati i suoi abiti, insieme a Masaki si mise in viaggio verso il villaggio di Sunar, affidandosi del tutto al ragazzo che lo avrebbe condotto fino dai Sabaku.
Quando però arrivarono a ridosso del villaggio trovarono dei soldati reali accampati fuori le mura del villaggio.
-Forse è meglio tornare indietro- propose Masaki, preoccupato che potessero scoprire chi fosse Maruyama.
-Se adesso tornassimo indietro risulteremo sospetti, continuiamo e dirigiamoci verso il villaggio come se fosse tutto normale- disse il consigliere e mantenendo l’andatura si fece guidare da Masaki fino a ridosso della porta.
-Chi siete?!- lì fermò uno dei soldati quando furono quasi arrivati.
-Sono il figlio di un Sabaku, lavoro a Saka, sono venuto a trovare la mia famiglia- disse Masaki.
-Tu chi sei invece?- chiese poi la guardia rivolta a Maruyama.
-Sono…-
-C’è qualche problema?- chiese d’un tratto un uomo avvicinandosi.
-Stiamo verificando l’identità di questi uomini- rispose sgarbatamente il soldato.
-Queste persone sono gente del nostro villaggio, non c’è bisogno di fare nessun controllo, sono io che verifico chi entra nel nostro villaggio, non di certo voi!- replicò l’anziano guerriero, poi si rivolse a Masaki e a Maruyama, -Venite, tuo padre e tua madre non vedono l’ora di riabbracciarti-
-Grazie Noda-san- disse sottovoce Masaki quando furono lontani dai soldati.
-Non ringraziatemi, piuttosto, tuo padre è dal maestro Sabe, la situazione si sta facendo complicata, sbrigatevi a raggiungerlo- li avvisò.
I due avevano capito già che qualcosa non andava quando avevano visto i soldati accampati fuori dal villaggio, la priorità era ed era ancora accordarsi il più velocemente possibile con i Sabaku e sperare che il piano del re funzionasse.

Sho aveva passato tutto il giorno ad attendere, attendere che Jun venisse e dargli una spiegazione, combattendo con se stesso tra la rabbia per la poca considerazione che Jun gli stava dando e il semplice desiderio di averlo lì con lui, di sentirlo nuovamente vicino e potersi spiegare per tutto quello che era successo. Ma le ore passarono, alcuni Haris erano stati incaricati di trovare una sistemazione per gli uomini del re e per il principe, ma Nino aveva rifiutato l’offerta di essere alloggiati nel villaggio, voleva mostrare agl’haris le loro buone intenzioni, che non erano lì per prendere il posto degli uomini che fino a quel momento li avevano tenuti segregati. Quindi recuperarono alcune tende e gli Haris fornirono le stoffe per gli alloggi del re e del principe, montarono il tutto all’esterno delle mura del villaggio e riposarono, attendendo che gli Haris venissero da loro, nel villaggio e tutto intorno regnava il silenzio, solo le voci degli uomini del re che mangiavano allegramente e bevevano per festeggiare la buona riuscita della battaglia, rompevano quel silenzio. La notte calò e nessuno si presentò da loro, se non i due Haris che avevano visto fino a quel momento e che ogni tanto venivano a chiedere a Nino se avevano bisogno di qualcosa. Mai una volta si erano rivolti a Sho, non lo riconoscevano come una forma di autorità, sebbene era lui il principe di Zamìn, solo Nino veniva trattato come era dovuto al suo rango. Nonostante questo Sho non ci badò più di tanto, era normale che lo odiassero, era preparato a questa evenienza, dopotutto il male che era stato fatto a quella gente, era normale che non si fidassero di lui.
-Mangiate poco e a malapena dormite, non vi fa bene altezza- disse Satoshi preoccupato.
-Sto bene, non ti preoccupare- lo rassicurò Sho, seduto intorno al fuoco con Satoshi, il re ed altri uomini, -Ora scusate, io mi ritiro- disse per poi alzarsi e dirigersi verso la sua tenda.

-Sei preoccupato?- chiese Nino a Satoshi che da quando il principe si era allontanato, non aveva più toccato ne birra ne cibo.
-Il principe continua a mangiare poco e dormire sempre meno, in pochi giorni è dimagrito per i continui allenamenti che fa e continua a tormentarsi, vorrei fare qualcosa per lui, ma non posso fare molto- confessò Satoshi.
-Gli passerà vedrai, presto la principessa gli farà visita e tutto si sistemerà- disse Nino.
-Ne sei così convinto? Eppure è proprio Jun il problema, e qui le cose cambieranno, avrà delle responsabilità verso la sua gente e il principe non so se…-
-Il tuo principe è viziato e probabilmente non lo capirà all’inizio, ma dovrà rendersi conto di quali sono le priorità- ribattè Nino prima che Satoshi potesse finire la frase.
Satoshi cominciò a ridere sommessamente e Nino si accigliò, -Cos’hai da ridere!?- lo riprese.
-Il mio principe è viziato sì- disse ridacchiando, -Ma detto da te è proprio divertente- concluse scoppiando a ridere ancora di più mentre Nino si accigliava maggiormente, ma era proprio quella parte di Satoshi che lo faceva arrabbiare che trovava estremamente interessante, fece per ribattere, quando vide una figura uscire dal villaggio e avvicinarsi dirigendosi verso la tenda di Sho, per un attimo calò il silenzio, anche Satoshi smise di ridere e osservò Jun che li sorpassava e si dirigeva verso la tenda del principe per poi sparire al suo interno.

Jun entrò nella tenda di Sho e lo trovò in piedi di schiena poggiato con le mani a un tavolo di legno, sapeva che Sho lo aveva sentito entrare.
-Mi stavi aspettando?- chiese Jun facendo un passo all’interno, mantenendo però la distanza.
-Cosa te lo fa pensare?- rispose sgarbatamente Sho, in realtà non voleva essere maleducato, ma era più forte di lui, era arrabbiato in un certo senso, perché Jun era scappato senza dargli modo di spiegare, ed ora si stava comportando da stupido perché non riusciva a contenere quella collera, che in fin dei conti era solo una sorta di sensazione di abbandono che lo aveva tormentato da quando Jun era sparito.
-Sei migliorato molto, hai tenuto testa a Ryo- disse Jun ignorando il tono irritato di Sho.
-Non abbastanza da non farti correre a proteggermi come al solito- replicò arrabbiato girandosi a guardarlo in volto per la prima volta, anche se aveva apprezzato che Jun lo avesse aiutato, il suo orgoglio continuava a rinfacciargli il fatto che era sempre Jun a difenderlo.
-Ryo voleva ucciderti, se non fossi intervenuto per fermarlo ora saresti morto! Io so come combatte, l’ho allenato io stesso quando eravamo bambini, non si sarebbe fermato finchè non ti avesse ucciso- replicò Jun per la prima volta mostrandosi irritato dall’infantile comportamento di Sho.
Calò il silenzio per qualche istante, entrambi si guardavano senza dire una parola, consapevoli che avrebbero dovuto affrontare la cosa, ma titubanti nell’ iniziare il discorso.
-Hai ragione, mi dispiace- disse improvvisamente Sho, sorprendendo Jun che non si aspettava delle scuse dal principe, ma ammettendo che stava sbagliando a comportarsi con Jun in quel modo, -Sò che se non fossi intervenuto quell’haris mi avrebbe ucciso-.
-Ryo non è cattivo è solo che… come tutto il resto del mio popolo, non comprende il motivo per cui io ti stia proteggendo. Ma ho spiegato loro qual è la verità e anche se ancora non si fidano del tutto, hanno accettato le mie parole- cercò di spiegare Jun.
-Quello che hai detto questa mattina… che io non sono responsabile come non lo è mio padre… cosa significa?- chiese Sho che aveva continuato a pensare a lungo a quelle parole di Jun.
-Me ne ha parlato il re, ha detto che fu Nobuyoshi insieme al consigliere Songa a convincere tuo padre che eravamo un pericolo e a dare l’ordine di sterminare la mia famiglia- spiegò Jun.
Sho non poteva crederci, per l’ennesima volta scopriva la malvagità di suo zio, aveva approfittato di suo fratello e quasi sterminato un popolo, solo per il potere.
-Mi dispiace Jun, la mia famiglia continua sempre ad essere la responsabile di tutto, mi chiedo come potrei essere io un buon sovrano- si scusò abbassando lo sguardo, non riusciva a sostenere gli occhi di Jun, soprattutto ora che aveva scoperto l’ennesima malvagità escogitata da suo zio.
-Non è colpa tua- intervenne immediatamente, -Sono io che mi sono fatto ingannare, ho per anni odiato tuo padre e… te- titubò un istante prima di finire la frase, poi trovò di nuovo la determinazione e continuò il suo discorso. -Ho creduto alle parole di Nobuyoshi, ho pensato da sempre che dovevo la vita al consigliere Songa, invece entrambi sono quelli che me l’hanno rovinata, che hanno ucciso i miei genitori, mia sorella e più della metà del villaggio, ci hanno costretti in schiavitù, facendoci diventare solo macchine per la guerra e io…- la rabbia saliva dentro Jun che al solo pensiero di aver servito quei due uomini era disgustato e si vergognava per essere caduto in un tale inganno, -Io ti volevo uccidere, per anni ho desiderato soltanto poterti uccidere per vendicarmi, mentre tu… tu eri l’unico che mi trattava come una persona, come un amico-
Sho fu sorpreso dalle parole di Jun, sembravano piene di dolore e di rimpianto, per la sua infanzia, per il comportamento che aveva avuto fino ad allora e per aver vissuto e servito solo per odio.
-Hai tentato tante volte di avvicinarti a me, cercando di coinvolgermi nei giochi quando eravamo bambini, cercando il mio consiglio quando stavamo crescendo e il mio appoggio ora che siamo adulti. Io però ho sempre mantenuto le distanze, credevo di non essere in grado di fare altro oltre che odiarti-
Sho si era avvicinato a Jun ed ora erano a un passo l’uno dall’altro.
-Ed ora? Provi ancora lo stesso odio?- Sho fece quella domanda con timore, aveva paura che nonostante tutto quello che avevano scoperto fino a quel momento, Jun potesse in qualche modo ancora odiarlo.
-Io non ti odio da molto più tempo di quanto io stesso credevo, mi aggrappavo a quell’odio per non ammettere che eri ormai l’unica famiglia che mi era rimasta, ed ora credo che se non sono riuscito ad ucciderti era perché avrei perso l’unica persona importante per me- teneva gl’occhi bassi mentre parlava perché era sicuro di non riuscire a sostenere lo sguardo del principe, ma alla fine fu proprio lui che lentamente gli fece alzare il viso.
-Io sono stato geloso di te, delle tue capacità; non riuscivo a capire perché tu che eri più piccolo di me avresti dovuto proteggermi ed ogni volta che per aiutare me o per proteggermi ti facevi male, io mi irritavo, perché ero il più grande e non ero in grado di proteggerti da me stesso, quando però capii che tu eri diverso e che non avrei mai potuto essere al tuo livello decisi che se tu ti prendevi cura di me proteggendomi, io mi sarei preso cura di te osservandoti, cercando di capire di cosa avevi bisogno, se stavi male, se eri triste e di farti sentire a casa- Sho cercava di riassumere tutti gli anni passati e quello che aveva provato ma non era semplice riuscirci perché c’era molto di più che avrebbe voluto dire. -Eravamo solo io e te Jun, non avevo nessun’altro a parte te, eri e sei l’unica persona importante che mi è rimasta e… io credo di…- ma non riuscì a finire la frase perché le labbra di Jun si erano posate sulle sue lasciandolo per un attimo sorpreso, ma fu un instante perché un attimo dopo chiuse gl’occhi e ricambiò il bacio.

g: arashi, p: sakumoto, g: kanjani8, p: ohmiya, gnr: au, r: r, gnr: storica, gnr: fantasy

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