Eccomi qui, dopo ben 8 mesi, mi faccio schifo da sola =___=, non so se passa ancora qualcuno di qui, spero che in realtà qualcuno passi anche se silenziosamente, non so nemmeno se vi ricordate ancora di cosa parlava questa storia, ma spero sempre di sì, posto sperando che qualcuno legga e commenti anche magari. Confidando di postare anche quel poco che rimane di questa fict che devo ammettere mi ha proprio succhiato l'anima, ma che sto finendo quindi spero di farcela questa volta, so di averlo detto un sacco di volte e sono anni che la porto avanti, ma devo farcela.
Toshi è andato a disturbare nel momento meno opportuno Jun e Sho per confessare quel segreto che ha tenuto per tanto tempo celato al principe.
Titolo: Love Revenge
Gruppo: Arashi + Kanjani
Genere: AU, Storico (vagamente fantasy)
Rating: R
Pairing: Sakumoto, Ohmiya accennato
Desclaimers: Non sono di mia proprietà, lo è solo la storia di cui mi fanno da protagonisti contro la loro volontà XD
Ringraziamenti: A Harin e Jinny che si sorbiscono i capitoli per mail e che mi aiutano con le ricerche XD
Note: Per una migliore lettura scaricare la
MAPPACapitoli precedenti:
Intro,
Cap.1,
Cap.2,
Cap.3,
Cap.4,
Cap. 5,
Cap.6,
Cap.7,
Cap.8,
Cap.9,
Cap.10,
Cap.11,
Cap.12,
Cap.13,
Cap.14,
Cap.15,
Cap.16,
Cap.17,
Cap.18,
Cap.19,
Cap.20,
Cap.21,
Cap.22,
Cap.23,
Cap.24,
Cap.25,
Cap.26,
Cap.27,
Cap.28 Capitolo 29
-Mio padre era uno dei medici di corte, la nostra famiglia risiedeva a poca distanza dal palazzo e io stavo imparando da mio padre ad essere un medico- cominciò a raccontare Satoshi.
-Non mi meraviglio che tu sia così esperto allora- commentò il principe impaziente di concludere la conversazione, ma Jun intuì che c’era qualcosa che non andava in Satoshi, mise così una mano sulla spalla di Sho e lo invitò a sedersi sul letto.
-Satoshi siedi e raccontaci tutto con calma- disse Jun sedendosi poi anche lui a una sedia.
-Ricordo che un giorno vostro zio venne da noi, parlò con mio padre e gli chiese di fargli avere dei veleni piuttosto pericolosi. Mio padre cercò di avere delle spiegazioni, non se la sentiva di procurare certe cose senza sapere esattamente a cosa sarebbero serviti. Delle volte servono anche per curare alcuni malanni, ma nelle giuste dosi e con prescrizioni controllate. Vostro zio non volle sentire ragioni, mio padre non poteva disobbedire a un reale, quindi alla fine fu costretto ad obbedire. Costantemente produceva quei veleni per vostro zio e glieli consegnava. Poi quando vostro padre cominciò ad ammalarsi, anche mio padre insieme agli altri medici di corte fu incaricato di occuparsi di lui, provarono diverse cose ma nulla faceva effetto e più i sintomi si facevano acuti, più mio padre cominciava ad avere dei sospetti. Quando vostro zio tornò decise di affrontarlo, gli chiese se stesse somministrando al re quei veleni, ovviamente negò, ma quando mio padre si rifiutò di dargli la scorta richiesta lo minacciò. Mi ricordo molto bene quella sera, mia madre non c’era e io stavo aiutando mio padre a preparare alcuni medicinali, quando arrivò vostro zio, mio padre mi chiese di allontanarmi, ma io mi nascosi dietro una porta e ascoltai tutto-
Sia Jun che Sho ascoltavano in silenzio, Satoshi non riusciva a decifrare l’espressione del principe, gli dispiaceva dovergli infliggere quest’altro dolore, si voltò poi verso Jun che con un leggero segno lo incitò a continuare.
-Vostro zio minaccio mio padre, disse che se non avesse obbedito non solo avrebbe fatto del male a me e mia madre, ma avrebbe accusato mio padre di aver avvelenato il re, mio padre tentò di opporsi, non gli importava rimetterci lui, ma le minacce verso me e mia madre non poteva sopportarle, si infuriò e lo cacciò via, il giorno dopo trovammo la casa a soqquadro, mia madre era stata aggredita, non gli avevano fatto nulla, ma quello era un chiaro avvertimento. Quella stessa sera vostro zio tornò a bussare alla nostra porta, “Avete cambiato idea? La prossima volta non sarò così magnanimo con vostra moglie”, furono queste le sue parole, ancora le ricordo chiaramente, mio padre non potè fare altro che quello che gli era stato chiesto- abbassò lo sguardo mentre lo diceva, non provava vergogna, suo padre lo aveva fatto per loro non lo aveva mai incolpato, ma confessare questo al principe non era davvero facile per lui.
-Dovevate avvisare le guardie reali! Perché non lo avete fatto?!- intervenne Sho irato.
-Avete ragione altezza, ma… quando vostro padre si ammalò tutti erano agl’ordini di vostro zio e… a chi avrebbero creduto? A un reale o a mio padre secondo voi?- cercò di difendersi Satoshi.
-Cos’è successo alla morte del re?- chiese poi Jun, temendo che non fosse tutto ancora.
-Alla sua morte cominciarono a girare le voci che il re fosse stato ucciso, le circostanze della sua morte erano piuttosto strane anche agl’altri medici di corte, probabilmente vostro zio cominciò a sospettare che mio padre avesse messo la pulce nell’orecchio a qualcuno, mio padre sospettò qualcosa e fece andare via sia me che mia madre, ricordo che mia madre insistette molto perché lui fuggisse con noi, ma si sentiva in colpa e non voleva scappare, avrebbe a tutti i costi espiato la sua colpa. Si era sempre sentito responsabile per quello che aveva fatto e quando Nobuyoshi lo incastrò accusandolo di tradimento e di negligenza, di non aver curato come doveva il re, ma anzi di avergli somministrato qualcosa per farlo peggiorare, nessuno osò opporsi e mio padre qualche giorno dopo fu giustiziato per qualcosa che non aveva commesso. Ora io so che ha sbagliato, ma l’unica colpa che ha è quella di aver tentato di proteggere la sua famiglia. Io e mia madre abbiamo vissuto in questo bosco nascosti per anni e qualche anno dopo morì anche lei, non riuscì mai a sopportare il dolore della perdita di mio padre. Ora altezza vi prego, consentitemi di rimediare a quell’errore di mio padre, concedetemi di redimerlo aiutandovi e dando anche la mia vita se necessario- disse Satoshi, poi si alzò e fece un profondo inchino.
Sho rimase in silenzio, poi si alzò, sorpassò Satoshi e uscì spalancando la porta che sbattendo contro il battente si richiuse dietro le sue spalle. Satoshi si alzò e si voltò verso la porta, lo sguardo dispiaciuto di chi aveva rovinato tutto.
-Ci parlo io, non ti preoccupare Satoshi, tuo padre ha fatto quello che avrebbe fatto un qualsiasi padre- rispose cercando di tirarlo su di morale, -Sono sicuro che Sho lo capirà- poi gli diede una pacca sulla spalla e uscì per seguire il principe.
-Sho!-
-Sho fermati- disse mentre lo seguiva, ma l’altro sembrava non ascoltarlo minimamente, inoltrandosi nella foresta senza sapere nemmeno dove stava andando.
-Sho ti ho detto di fermarti!- disse bloccandogli la strada e mettendogli una mano sulla spalla, aveva usato le sue abilità per raggiungerlo e fermarlo dato che l’altro sembrava non starlo minimamente ad ascoltare.
-Jun lasciami solo- rispose senza guardarlo.
-Non puoi prendertela con Satoshi, non è colpa sua e suo padre…-
-Non ce l’ho con Satoshi!- sbottò scansando in malo modo la mano di Jun con cui lo aveva fermato.
Era arrabbiato non poteva credere che ancora una volta suo zio era stato l’artefice dell’infelicità di qualcun altro, l’unica parte della sua famiglia che gli era rimasta era quella che aveva creato tutto questo dolore. Sorpassò Jun e fece qualche passo andando a colpire con il pugno il tronco di un albero, per poi colpirlo di nuovo e di nuovo, ignorando il dolore alla mano graffiata e sanguinante, finchè la mano di Jun non lo fermò afferrandolo per il polso.
-Lasciami Jun- disse ma l’haris non si mosse, -Lasciami andare ho detto!!- urlò Sho strattonando via la mano e riuscendo a liberarsi per andare a colpire di nuovo l’albero, ma si fermò appena in tempo per non colpire Jun che si era velocemente messo davanti a lui. Se non fosse stato per gli allenamenti che aveva fatto con Jun non sarebbe mai stato abbastanza veloce per fermarsi.
Jun lo guardava in silenzio era lì per lui, per ascoltarlo e sarebbe rimasto in silenzio finché non lo avesse fatto.
-Perché? Perché…?- cominciò a dire mentre abbassava lo sguardo e la mano ancora stretta in un pugno; -Ha ucciso suo fratello, mio padre lo ha sempre considerato la sua famiglia e si sentiva in colpa che suo padre avesse scelto lui come suo successore senza dare nessuna opportunità a suo fratello maggiore, eppure nonostante mio padre lo ritenesse il suo confidente e il suo consigliere lui non ne ha mai avuto abbastanza, mio padre si è fidato ciecamente di lui, ed invece…- strinse più forte i pugni conficcandosi le unghie nella carne, -E non gli è bastata, oltre che fare del male alla sua famiglia ha deciso di rovinare la vita degl’altri, quella di Satoshi, la tua e anche la mia; che infanzia abbiamo avuto noi per colpa sua?!-
Jun gli prese le mani e a quel contatto Sho rialzò gli occhi incontrando quelli dell’altro, -So cosa stai provando, quella rabbia che ti consuma, senza riuscire a darti una spiegazione del perché sia successo tutto questo-
-Io lo credevo la mia famiglia Jun!- esplose con rabbia, -Nonostante tutto il male che ha fatto, nonostante avesse tentato di uccidermi, nonostante tutto lo credevo ancora la mia famiglia!- la frustrazione per quello che stava provando non riusciva a contenerla e quell’odio in quel momento non riusciva a frenarlo.
-Non devi lasciarti sconfiggere da questi sentimenti, falli diventare la tua forza- lo disse guardandolo intensamente negl’occhi, come se stesse cercando di trasmettergli tutta la sua forza e Sho fu convinto di vedere la stessa rabbia nascosta negl’occhi di Jun. Lui aveva provato la stessa rabbia, aveva imparato a controllarla e l’aveva fatta sua, era diventato l’uomo che era ora anche grazie a quei sentimenti ed ora lui doveva fare lo stesso, doveva far diventare quella rabbia il suo punto di forza, quello che non lo avrebbe fermato per nessun motivo, lo avrebbe fatto per suo padre, per il suo popolo ed anche per Jun.
Ora l’unica cosa che doveva fare era smaltire l’adrenalina che aveva in corpo, guardò allora Jun negl’occhi e gli fece una promessa, -Sarà la mia forza e avrò anch’io la mia vendetta- un istante dopo liberò una delle mani che Jun teneva ancora nelle sue e la portò sulla nuca di Jun spingendolo verso di se unendo le loro labbra in un bacio irruento a cui Jun partecipò quasi subito mentre Sho lo spingeva contro il tronco dell’albero approfondendo sempre di più quel bacio e quel contatto con l’altro di cui aveva davvero bisogno in quel momento.
L’apparizione di Myrthas era per gli haris un evento di gioia e di festa, ma quella notte non fu come le altre perché improvvisamente da quel mondo sconosciuto arrivò il lampo di qualcosa e un boato raggiunse Ghaliya. Sho e Jun raggiunsero in fretta l’accampamento e si divisero, Jun andò subito a parlare con gli altri Haris e Sho si recò da Nino per vedere cosa stava succedendo.
-Cosa succede?- domandò trovandolo insieme a Satoshi.
-Non ne abbiamo idea, alcuni soldati temono sia un cattivo segno- rispose Satoshi con un po’ di timore dopo aver raccontato quello che a lungo aveva nascosto al principe.
-Assurdo!- protestò Sho.
-Eppure anche gli haris sono andati in agitazione, per loro questa festa è più importante di quello che crediamo e quest’avvenimento anomalo sicuramente li ha turbati- gli fece notare Nino.
-Andrò a parlare con Jun allora- disse avviandosi.
-Altezza!- lo fermò Satoshi, -Io… mi dispiace davvero, vorrei poter…-
-Non preoccuparti Satoshi, non sono arrabbiato con te, tuo padre temeva per voi ha fatto solo quello che poteva per tenervi al sicuro- disse tranquillizzandolo, -Piuttosto sono io che mi devo scusare per quello che ha fatto mio zio alla tua famiglia-
-No altezza non dovete, io…-
-Io sono felice che nonostante tutto quello che ti ha fatto la mia famiglia, tu come Jun, sei dalla mia parte e mi stiate aiutando così tanto, sono veramente grato per quello che hai fatto per me Satoshi e spero che se avremo successo in questa battaglia potrò continuare a contare su di te-
-Certo altezza, certo- si affrettò a rispondere felice di aver ottenuto il perdono del principe.
Sho si allontanò poco dopo avviandosi verso il punto in cui gli haris si erano radunati intorno a Jun, attese che finissero rimanendo a qualche metro di distanza per non risultare invadente, non voleva che gli haris pensassero che si volesse imporre su di loro, quindi rimase in disparte.
Rimase a fissare il cielo che lentamente dopo l’esplosione tornava a scurirsi, si accorse poi che anche gli haris stavano contemplando il cielo, aspettando qualcosa come un segno, ma il cielo tornò a mostrare Myrthas nel suo splendore, nulla era successo e l’altro pianeta splendeva nel cielo come sempre.
Pochi momenti dopo gli Haris si dispersero e Jun si avvicinò a lui.
-Tranquillo va tutto bene- disse Jun vedendo l’espressione tesa del principe.
-Satoshi mi ha detto che alcuni soldati pensano che quello che sia successo sia di cattivo auspicio- confidò Sho all’haris.
-Anche i miei hanno timore ed hanno pensato la stessa cosa, ma Myrthas continua a splendere nel cielo, quel lampo, il fuoco nel cielo e quell’enorme rumore non hanno alterato Myrthas e se davvero vive un qualche popolo simile a noi su quel mondo sicuramente è ancora lì ora ed ha vinto la sua battaglia, se c’è qualcosa di cattivo auspicio in quello che è successo, di sicuro non lo sarà per noi- rispose Jun risoluto e Sho era sicuro che la stessa cosa Jun l’aveva detta anche al suo popolo.
Era il momento di essere i primi a dare coraggio a tutti gli uomini che li stavano seguendo e avrebbero combattuto per lui, Sho avrebbe fatto di tutto quello che lo aveva ferito, fatto arrabbiare e reso felice la sua forza e avrebbe combattuto non per se, ma per il suo popolo, per far tornare finalmente in tutta Ghaliya la serenità che da troppo tempo era stata negata.